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LIFESTYLE

La dipendenza sessuale e i suoi vari comportamenti

Esistono diversi malintesi che ruotano attorno al mondo della dipendenza sessuale. Questo articolo aiuterà i coniugi a riconoscere quelle caratteristiche o comportamenti che hanno contribuito a creare un clima di falsità, menzogne e di sessualità extraconiugale.

I coniugi dei dipendenti sessuali non devono sentirsi in colpa, ma devono al contrario rendersi consapevoli di quei comportamenti messi in atto nel contesto di un rapporto disfunzionale. Vi sono alcune reazioni comuni in seguito alla scoperta traumatica della dipendenza sessuale del proprio partner. Eccone descritte alcune.

La dipendenza sessuale: il diniego

In molti casi, il coniuge era esplicitamente a conoscenza di alcuni comportamenti sessuali del proprio partner o ne era intimamente coinvolto. Nel primo caso, i coniugi possono reagire negando il problema, finché non diventano consapevoli dei meccanismi disfunzionali della loro relazione e di quanto essi stessi siano stati complici nel razionalizzare e normalizzare alcuni dei comportamenti del partner dipendente.

Sentirsi responsabile

Un coniuge può attribuire a sé stesso la colpa per la dipendenza sessuale del partner (“sono poco attraente”, “non sono abbastanza sensibile”, “non lo soddisfo sessualmente abbastanza”).

L’incapacità di riconoscere un comportamento normale, dopo anni di bugie, inganni, e manipolazioni, possono creare una certa confusione circa cosa sia davvero “normale” e cosa no, e cosa aspettarsi soprattutto dal partner dipendente. I comportamenti che potrebbero essere classificati come eclatanti dalla maggior parte della gente, potrebbero invece essere razionalizzati come “normali” da parte di chi si trova invischiato in tali relazioni.

Alcuni di questi comportamenti potrebbero includere l’avere materiale esplicitamente sessuale in casa, anche in presenza di bambini, o il rimanere fuori fino a tardi, per molte ore, senza avvisare di dove si è o quando si ritorna. Il coniuge, in passato, può aver adottato la strategia del silenzio per salvaguardare l’armonia del rapporto e per non umiliare il partner mettendolo di fronte alla realtà di quei segnali di pericolo.

La dipendenza sessuale: la paura e la vergogna

Il coniuge è ferito, traumatizzato, confuso e può anche avere paura di perdere il rapporto. Nel tentativo di “controllare” e “normalizzare” la situazione, il coniuge può manifestare rabbia o instabilità emotiva (colpi, urla, pianti, ecc), o mettere in atto gesti per ottenere l’approvazione o la compensazione sessuale (ricorrere alla chirurgia plastica, ad esempio, come mezzo per sentirsi “abbastanza attraente”).

Si può provare vergogna per i comportamenti del proprio partner e attribuirne la colpa più alle conseguenze di dinamiche disfunzionali della sua famiglia d’origine piuttosto che vederli come il riflesso di un’entità separata che ha agito di sua spontanea volontà.

Il timore di essere abbandonati

I partner dei dipendenti sessuali possono arrivare ad impegnarsi in rapporti sessuali o ad atti sessuali controvoglia per paura dell’abbandono. Ciò può includere attività sessuali in cui il coniuge si sente degradato, o in cui prova vergogna, dolore, sensazioni spiacevoli, o va contro i suoi valori personali/morali.

La dipendenza emotiva

I sentimenti del coniuge circa il suo valore o la sua felicità diventano totalmente dipendenti dall’umore e dalle sensazioni del partner dipendente (cioè, il coniuge è felice solo se il partner è felice, il coniuge è triste, arrabbiato o deluso riflettendo i sentimenti di tristezza, rabbia, o delusione del partner dipendente).

Attivazione di vecchie ferite

Se un coniuge non ha mai elaborato, in passato, un abuso sessuale infantile, un’incuria, un abbandono, ecc., allora è probabile che la relazione con un dipendente possa facilmente riaprire queste vecchie ferite. I coniugi devono capire che al dolore già provato nella relazione con un partner malato può accumularsi altro dolore, derivante da vecchi traumi non rielaborati che potrebbero riemergere in un clima disfunzionale, complicando ulteriormente una situazione, già fragile di per sé.

Francesca Mamo

Psicologa e Psicosessuologa, siciliana d’origine e romana d’adozione. Lavoro come Psicologa ex art.80 presso la Casa Circondariale di Velletri. Sono docente universitaria presso l’Università Telematica Niccolò Cusano e Coordinatrice e Docente del Master di II Livello in Criminologia Clinica. Svolgo la mia attività di libera professionista, occupandomi soprattutto di consulenze per il singolo e la coppia nell’ambito della psicosessuologia. Mi occupo anche di sostegno psicologico per gli adolescenti e sono iscritta alla Scuola di specializzazione dell’Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica (SAPP). Sono un'appassionata della cucina a tutto tondo e ho insegnato pasticceria in varie associazioni culturali. Questa mia passione mi è servita per capire a fondo l’importanza che il cibo e l’alimentazione rivestono nella nostra vita e di quanto possa essere utile esserne consapevoli . Promuovo, infatti, corsi di formazione sul benessere psico-corporeo ed alimentare nonché Laboratori di Cucinoterapia, in collaborazione con gli chef, volti a prevenire eventuali disturbi dell’alimentazione e a migliorare il rapporto delle persone con il proprio corpo e con quello che mangiano. Il mio sogno nel cassetto è che la cucina diventi a tutti gli effetti una nuova forma di arte-terapia, al pari del teatro e della musica. Tra le altre mie passioni vi è la recitazione e la scrittura creativa. Sono, infatti, una fonte inesauribile di idee e progetti.

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