Tra i vitigni internazionali che si sono acclimatati in Italia il syrah è quello che è riuscito a trovare una sua particolare microarea d’elezione. Siamo a Cortona, in provincia di Arezzo.
Tra gli interpreti determinanti per l’attualità e il futuro della viticoltura di qualità cortonese, e Toscana più in generale, c’è Filippo Calabresi con la sua Tenimenti d’Alessandro.
Dal 2015 Filippo Calabresi controlla personalmente l’intera filiera produttiva dei vini prodotti nei trenta ettari di vigneti di località Manzano, dopo che nel 2013 la sua famiglia acquisì l’eredità storica e produttiva creata nei precedenti trent’anni nel territorio cortonese dai fratelli d’Alessandro, e dopo aver preso in carico la gestione della cantina nel 2014, in una annata non proprio semplicissima. Dal 2016 tutti i vigneti sono condotti in regime biologico certificato.
Il Rosso Syrah 2018 è un vino accessibile sia come reperibilità (se ne producono circa sessanta mila bottiglie) sia come prezzo (si riesce a portarlo in tavola con poco più di dieci euro) sia, soprattutto, sensorialmente parlando. In tre parole: è davvero buono.
Ha profumi intensi e gioviali, freschi e gentili: in prima battuta conquisterà per il corredo varietale del vitigno, che diverte proponendo tutti i colori del pepe, il nero, il verde, il rosa. Più che di piccoli frutti di bosco, parlerà di fiori: peonie e viole. E a coloro che amano i vini toscani parlerà anche di Toscana, di humus, di radici, di tabacco. Il punto di forza di questo syrah sarà più chiaro al gusto poiché riesce a essere un vino profondo nonostante la sua irrefrenabile bevibilità, quest’ultima garantita da acidità pimpante e tannino presente ma non percepito. Le particolari risorse del vitigno, soprattutto la spinta speziata che traina anche al gusto, fanno sì che il vino sembri più leggero di quel che è.
Questo piccolo miracolo di piacevolezza e identità varietale – e territoriale – proviene dalla vinificazione di uve provenienti dai vigneti aziendali più giovani (otto parcelle impiantate sulle colline di Manzano, tra i 290 e i 330 metri di altitudine sul livello del mare, tra il 1999 e il 2004). Pochi giorni di macerazione sulle bucce (cinque), fermentazione in acciaio e maturazione di quindici mesi tra acciaio e cemento porteranno in bottiglia un vino che in prima battuta potrebbe essere considerato un vino di pronta beva. Ma c’è da scommettere in una bella sorpresa se stappato tra due o tre anni.
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