Il vino della settimana, Pusole Ogliastra Saccarè 2016

Sardegna è sinonimo di profumo, prima che di vacanze. Tra i profumi sardi anche quelli dei vini di qui, a base vermentino e cannonau. In Ogliastra c’è la famiglia Pusole, radicata tra le terre di Baunei e Lotzorai, ricoperte da scisto e macchia mediterranea: guardano il mare a est e l’entroterra subito collinare a ovest.

L’azienda Pusole, interamente biologica

Lorenzo e Roberto Pusole gestiscono un’azienda agricola, interamente biologica, a tutto tondo: non solo vigneti dedicati a cannonau, vermentino e varietà autoctone ma anche oliveti (con cultivar di bosana e ogliastrina), mais, ortaggi, allevamento di suini allo stato semibrado di razza sarda.
Dopo gli studi all’enologica di Alba, Roberto torna in Ogliastra e decide di restare accanto al fratello Lorenzo per prendere in mano l’eredità agricola della madre Emma e del padre Bernardo.
Un lavoro di grande introspezione ha portato i fratelli Pusole a una piccola rivoluzione nel micromondo della produzione del cannonau sardo.

Si sono distinti, infatti, per aver proposto qualcosa di diverso: un’interpretazione del vitigno “in leggerezza”, con un’eleganza che mancava al Cannonau di Sardegna, tipologia nota e apprezzata soprattutto dagli amanti di alcol e struttura. Qui si iniziò a giocare un’altra partita, fatta di profumi freschi e sfumature mediterranee, di tessitura acida e agilità di sorso in un contesto di carnosità ed equilibrio.

Al Cannonau di Sardegna fu affiancato un bianco a base vermentino dagli esiti altrettanto originali, che mostra nel calice un bagaglio olfattivo davvero suggestivo, fatto di vegetazione spontanea e arancia amara, mineralità e sostanza. In vigna e in cantina poco interventismo, “fare il vino è solo lavoro di pulizia”, sottolinea Roberto.

Con l’esperienza e la consapevolezza acquisita oggi si gestiscono circa 7 ettari (con circa 45.000 viti), le cui uve danno vita, oltre ai vini cardine dell’azienda, anche ai vini da cru per il cannonau (Sa Scala e Saccarè) e alle prime indagini sul cannonau bianco, imbottigliato con il nome di Karamare (“kara”, che guarda).

Dal 2016 si lavorano anche 2.500 ceppi di oltre settant’anni, allevati ad alberello su una collinetta di Baunei, a circa cento metri di altitudine sul livello del mare, su terreni scistosi. “Quando metti vigna dopo la guerra significa che hai deciso di radicarti in quel posto”, racconta Roberto Pusole che del radicamento territoriale ha fatto il suo mantra.

Il vigneto Saccarè vede il sole tutto il giorno

Il vigneto si chiama “Saccarè” (colui che guarda) e così il vino che ne viene. Il vigneto, “che guarda”, vede il sole tutto il giorno, dalla mattina alla sera.
Saccarè è una vigna saggia”, afferma Roberto. Ne provengono uve sempre sane, mature e in grande equilibrio.

L’Ogliastra Saccarè della vendemmia 2016 è un vino che esprime solarità e integrità di frutto, è la nuova “comfort zone” del cannonau dell’Ogliastra. Racconta di macchia mediterranea, giuggiole, olive al forno, scorza di arancia amara e qualcosa di lievemente affumicato. Si concede con una stratificazione aromatica profonda che porta con sé la maturità del frutto delle uve senza concessioni zuccherine (il vino non ha residuo zuccherino anche se potrebbe sembrare il contrario). Un sorso caldo che sa di cose confortevoli, di pace, di lentezza. La lentezza del lungo affinamento in vetro di questo vino: in bottiglia dal luglio successivo alla vendemmia, dopo otto mesi di sosta in barrique usate, e messo in commercio solo dopo tre anni. Un’attesa che non deluderà gli estimatori dell’autenticità del cannonau.

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