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Olio extravergine italiano: perché costa fino a 20 euro al chilo?

Scopri perché l’olio extravergine d’oliva italiano, simbolo di qualità, tradizione e sostenibilità, ha un prezzo compreso tra 18 e 20 euro al chilo. Analizziamo i costi di produzione, le sfide climatiche e il valore di un prodotto artigianale unico, essenziale nella cucina italiana e apprezzato in tutto il mondo

Il prezzo dell’olio extravergine d’oliva italiano è il risultato di un complesso equilibrio tra qualità, tradizione e sostenibilità. Matteo Mugelli, esperto elaiotecnico e proprietario dell’azienda agricola Torre Bianca a San Casciano Val di Pesa, sottolinea come l’attuale costo, compreso tra 18 e 20 euro al chilo, sia pienamente giustificato. Questa cifra riflette non solo il lavoro necessario per produrre un olio di alta qualità, ma anche le sfide climatiche che hanno caratterizzato la stagione olearia 2024.

Il prezzo dell’olio extravergine italiano è giusto?

«Un olio extravergine di qualità, in particolare se biologico, non può costare meno di 15-16 euro al chilo, altrimenti il produttore non coprirebbe nemmeno i costi», afferma Mugelli. La soglia di 18-20 euro rappresenta il giusto equilibrio per garantire al produttore un minimo margine di guadagno, senza compromettere la qualità del prodotto.

Mugelli invita inoltre i consumatori a fare paragoni significativi: «Una bottiglia di vino al ristorante non costa meno di 25-30 euro e nessuno si lamenta. Tuttavia, un chilo di olio buono, che può durare anche un mese, ha un costo simile a quello di 12 caffè, eppure spesso è oggetto di critiche».

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La stagione 2024 è stata particolarmente impegnativa per i produttori di olio italiani, con condizioni climatiche difficili che hanno influito sia sulla quantità che sulla qualità del raccolto. La carenza di piogge, combinata con temperature estive particolarmente elevate, ha rallentato la maturazione delle olive. Questo fenomeno ha comportato un accumulo di acqua nelle olive, a scapito della produzione di olio, portando a una resa media del 10-11%, con punte massime che non superano il 12%.

Mugelli spiega che gli olivi che hanno ricevuto acqua in primavera sono riusciti a produrre meglio, ma il caldo intenso dell’estate ha comunque limitato lo sviluppo del frutto. Con il ritorno delle piogge a fine estate, le olive si sono reidratate, ma senza aumentare significativamente il contenuto di olio.

Ora, con l’arrivo del freddo e del vento, si prevede una lieve perdita di peso nelle olive dovuta all’evaporazione dell’acqua. Questo potrebbe portare a un leggero incremento delle rese, ma Mugelli avverte che è improbabile superare il limite del 12%.

La produzione di olio extravergine di qualità comporta costi significativi. Solo la raccolta delle olive incide per circa 55 euro a quintale, a cui si aggiungono altri 30 euro per la molitura, oltre alle spese per la filtrazione e la gestione degli oliveti. A fronte di una resa così bassa, questi costi spiegano perché l’olio italiano di alta qualità abbia un prezzo superiore rispetto a quello di altre nazioni.

«In passato, il mercato era dominato dall’olio spagnolo, che veniva venduto a meno di 3 euro al chilo, una cifra insostenibile per i produttori italiani», spiega Mugelli. Oggi, però, anche l’olio più economico della Spagna ha raggiunto i 5-6 euro al chilo, segno di un cambiamento nei prezzi internazionali. Questo aumento, unito alla qualità superiore dell’olio italiano, rende il prezzo attuale di 18-20 euro pienamente congruo e giustificato.

L’olio extravergine d’oliva italiano è da sempre un simbolo di eccellenza e rappresenta un fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo. La Toscana, in particolare, è sinonimo di tradizione e qualità, con una produzione che si distingue per il gusto intenso e le caratteristiche organolettiche uniche. Tuttavia, come sottolinea Mugelli, la qualità ha un costo. Non si tratta solo di coprire le spese di produzione, ma di garantire un impegno continuo verso una filiera sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Mugelli fa un paragone interessante per aiutare i consumatori a riflettere: «Un chilo di olio costa quanto un litro di olio motore, che si aggira tra 22 e 28 euro al litro. Se siamo disposti a pagare queste cifre per un prodotto industriale, perché consideriamo eccessivo il costo di un olio extravergine, frutto di un lavoro artigianale e di un elevato valore nutrizionale?».

Le condizioni climatiche stanno diventando un fattore sempre più determinante nella produzione di olio. La stagione 2024, caratterizzata da temperature elevate e scarsa piovosità, ha messo a dura prova gli oliveti italiani. Gli alberi che hanno ricevuto acqua in primavera hanno prodotto meglio, ma il caldo estivo ha comunque limitato la crescita. Nonostante il ritorno delle piogge a fine estate, le difficoltà affrontate non sono state del tutto compensate.

Secondo Mugelli, le ultime settimane di clima mite hanno permesso agli olivi di continuare a vegetare, ma l’arrivo del freddo porterà solo a un lieve miglioramento delle rese. Questa situazione evidenzia la resilienza e l’esperienza dei produttori italiani, che continuano a lavorare per garantire un prodotto eccellente nonostante le sfide.

Un punto fondamentale è educare i consumatori a riconoscere e apprezzare la qualità dell’olio extravergine italiano. Mugelli sottolinea che è essenziale comprendere che un prodotto di alta qualità non può essere venduto a prezzi stracciati. La trasparenza sui costi di produzione e sulle difficoltà climatiche gioca un ruolo cruciale nella sensibilizzazione del pubblico.

Un altro paragone utile riguarda il vino: «Al ristorante, una bottiglia di vino non costa meno di 25-30 euro, e nessuno trova questo prezzo eccessivo. Tuttavia, l’olio, che è altrettanto importante in cucina, viene spesso sottovalutato», osserva Mugelli.

Guardando al futuro, la sfida per i produttori italiani sarà continuare a garantire un olio di eccellenza, nonostante i costi in aumento e le difficoltà legate al clima. La sostenibilità rimane un pilastro centrale, insieme alla valorizzazione del lavoro artigianale che distingue il Made in Italy. L’obiettivo è mantenere alta la reputazione dell’olio italiano, educando il consumatore a considerarlo non solo come un semplice condimento, ma come un ingrediente fondamentale e insostituibile nella cucina quotidiana.

In un mercato globale sempre più competitivo, l’olio extravergine d’oliva italiano deve continuare a distinguersi per qualità, gusto e rispetto dell’ambiente. Solo così potrà consolidare il suo valore come eccellenza agroalimentare e mantenere il suo ruolo di protagonista sulle tavole di tutto il mondo, giustificando pienamente il suo prezzo e rafforzando il legame con la tradizione e l’innovazione italiana.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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