Stavo lavorando alla grande, avevo iniziato l’anno nel migliore dei modi: dopo aver terminato lo scorso felicemente, portando a casa due piazzamenti uno a distanza dell’altro di una settimana. Un Award della pizza come miglior interpretazione del territorio tenutasi a Napoli nella splendida cornice di palazzo Caracciolo, ed un podio al Pizze Stellate a Venezia nel più grande molino d’Italia.
Come dicevo quest’ anno era iniziato nel migliore dei modi, la sala sempre piena, i clienti sempre più soddisfatti e nuove tecniche e ricerca della materia prima sempre in primo piano ma con un’ombra impetuosa in arrivo. E si, quest’ombra di cui si sentiva solo in lontananza parlare, perché diametralmente opposta a noi geograficamente, sempre più si avvicinava a noi ma senza che noi le dessimo il giusto peso.
Si diceva fosse solo un raffreddore e che colpiva gli anziani e gli immunodepressi, forse con molta superficialità oppure con troppa sicurezza, sta di fatto che ci siamo ritrovati per “necessità” in una situazione che mai nessuno si sarebbe immaginato.
E io anche non mi sarei mai immaginato che questa quarantena si sarebbe protratta per oltre 2 mesi, ritrovandomi di punto in bianco da una sala piena tutte le sere ad una sala vuota ed impolverata con le sedie sui tavoli e le luci spente per tutto questo tempo. Spiazzati ed impauriti all’inizio, dopo pochi giorni di chiusura ci siamo subito dati da fare per capire bene quale strategia adottare.
Ed è cosi che da una pizzeria con 70 coperti d’inverno e 150 d’estate ci siamo trovati ad effettuare l’unica cosa possibile da fare, ovvero le consegne a domicilio, in gergo “delivery”, ovviamente capendo bene come farlo in totale sicurezza.
Ci siamo subito attrezzati con guanti e alla mascherine, acquistando anche tute bianche usa e getta, per lavorare in tutta sicurezza con tutto il team. Ovviamente spero e penso che questo periodo passi in fretta e si ritorni alla totale normalità, quella dove ci sono tutti i coperti occupati da commensali affamati di convivio e dove io non debba più mettere questa maledetta mascherina. Purtroppo, almeno per un bel periodo, non sarà cosi, e quindi dovremo imparare a convivere con questo problema.
I questi giorni mi viene spesso in mente la favola del riccio, dove questi, per scaldarsi dal freddo, si avvicinò troppo al compagno e per ovvie ragioni si punsero; pensarono bene, quindi, di allontanarsi, ma morivano di freddo. Capirono, alla fine, che per scaldarsi un pò e sopravvivere dovevano soffrire.
Ed è esattamente quello che dovremo fare noi; ma non dobbiamo necessariamente pungerci, dobbiamo capire come far ripartire le nostre attività al meglio e in tutta sicurezza, ma senza trovare genialate senza senso, come ad esempio il plexiglass sui tavoli tra un commensale e l’altro. Voi ci andreste a cena cosi a mò di parlatoio carcerario, con tutto il rispetto? Oppure mangereste una bella pizza calda appena sfornata con i guanti in nitrile e la mascherina indossata, che ad ogni morso la dovreste spostare?
Quindi quando si riaprirà, la soluzione sarà il senso civico e il rispetto delle regole che un po’ questa quarantena ci ha fatto ritrovare: non prenotare tavolate, rispettare gli orari (ci saranno almeno due turni), visto che i coperti saranno drasticamente dimezzati, e usare le dovute accortezze di tutti i giorni, affinché questo periodo passi in fretta e si possa tornare a mangiare una pizza magari abbracciandosi al goal della propria squadra del cuore.
Nel frattempo #rimaniamoacasa ed io vi allieterò con sane e gustose ricette di pizza e non solo, magari entrando anche un po’ nel tecnico e cercando di trasferirvi i segreti del maestro.
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