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Blue Monday, le origini del “giorno più triste dell’anno”

La brutta reputazione del terzo lunedì di gennaio è nata nel 2005 in seguito a uno studio pseudoscientifico condotto dallo psicologo Cliff Arnall

Negli ultimi anni, il terzo lunedì di gennaio è diventato famoso per essere conosciuto come il “Blue Monday”, ovvero il “giorno più triste dell’anno”. Ma cosa si nasconde dietro questa etichetta? L’espressione “Blue Monday” è stata coniata nel 2005, quando la rete televisiva britannica Sky Travel decise di commissionare uno studio a uno psicologo, Cliff Arnall, per identificare il giorno che avrebbe rappresentato il culmine della tristezza annuale. Arnall, in una sorta di formula pseudo-scientifica, cercò di spiegare il malcontento che molti avvertono dopo le festività natalizie. Secondo lui, diversi fattori come la tristezza post-feste, il senso di colpa per le spese effettuate durante il Natale, il tempo grigio e piovoso tipico dell’inverno, e il lungo intervallo fino alla prossima festività, avrebbero concorso a creare una sorta di “tempesta emotiva” che culmina proprio in quel lunedì di gennaio.

La mancanza di fondamenti scientifici

Tuttavia, l’equazione proposta da Arnall non ha mai dimostrato di essere valida. Non solo non fornisce un protocollo chiaro su come calcolare il “giorno più triste”, ma ignora completamente le differenze culturali e climatiche che caratterizzano i vari Paesi. Infatti, quello che potrebbe essere un giorno grigio e triste in Gran Bretagna potrebbe non avere lo stesso impatto in altre nazioni, dove il clima e le tradizioni differenti possono influenzare l’umore in modo diverso.

La diffusione del Blue Monday

Nonostante la mancanza di fondamenti scientifici, l’idea del Blue Monday ha trovato ampia diffusione, alimentata da campagne pubblicitarie e dai media. Sky Travel ha utilizzato questa narrazione in comunicati stampa nel 2005 e nel 2009, nonostante già circolassero smentite riguardo alla veridicità di tale concetto. Con il passare degli anni, altre aziende hanno approfittato di questa narrativa per promuovere i propri prodotti o servizi, contribuendo a far crescere la leggenda del Blue Monday ben oltre i confini britannici.

L’impatto dei social media

L’argomento ha guadagnato ulteriore visibilità con l’avvento dei social media, dove il termine è stato utilizzato per generare contenuti virali e campagne di marketing. Anche in Italia, giornali e riviste hanno parlato del Blue Monday, spesso associando la teoria di Arnall a consigli su come affrontare la depressione, senza la dovuta attenzione e rigore scientifico. Ciò ha portato a una diffusione di informazioni imprecise e fuorvianti, che possono avere effetti negativi sulle persone che già lottano con problemi di salute mentale.

La posizione degli esperti sul Blue Monday

Non esiste alcuno studio che dimostri che il terzo lunedì di gennaio sia effettivamente più triste rispetto ad altri giorni dell’anno. La mancanza di evidenze scientifiche ha portato esperti e scienziati a mettere in guardia contro l’idea che il Blue Monday possa essere considerato un fenomeno reale. Associare cause superficiali o temporanee, come la fine delle vacanze natalizie o l’arrivo di bollette più alte, alla depressione, potrebbe perpetuare l’erroneo convincimento che la depressione possa essere trattata con semplici soluzioni, come prenotare una vacanza o acquistare un nuovo prodotto.

Un uomo triste | Pixabay @buy_me_some_coffee – Newsby,it

L’Università di Cardiff ha preso le distanze da Arnall, sottolineando l’assenza di validità scientifica nella sua formula. Inoltre, lo stesso Arnall aveva proposto anche una formula per identificare il “giorno più felice dell’anno”, commissionata da un’azienda produttrice di gelati, dimostrando ulteriormente come queste teorie siano state sfruttate a fini commerciali piuttosto che come veri e propri strumenti di analisi psicologica.

Riflessioni sulla salute mentale

Philip Clarke, professore di psicologia presso l’Università di Derby, ha commentato come le persone possano sentirsi giù nel periodo di gennaio, appena trascorsa la festa di Natale e con le giornate che continuano a essere corte e buie. Tuttavia, ha sottolineato che non esistono prove scientifiche che dimostrino un aumento della richiesta di supporto psicologico in questo periodo. Clarke ha avvertito che il fenomeno del Blue Monday viene spesso strumentalizzato per incrementare le vendite, piuttosto che per sensibilizzare realmente su temi legati alla salute mentale.

Un dibattito necessario

Nonostante le sue origini discutibili, il Blue Monday ha almeno stimolato un dibattito più ampio sulle questioni legate alla depressione e agli stati d’ansia. La conversazione attorno a questo tema è diventata un’opportunità per affrontare argomenti che spesso vengono trascurati, incoraggiando le persone a parlare delle proprie emozioni e a cercare aiuto quando necessario. In un mondo in cui la salute mentale è sempre più al centro dell’attenzione, è importante distinguere tra marketing e realtà, ed essere consapevoli delle vere sfide che affrontano coloro che soffrono di disturbi dell’umore.

Redazione

La redazione di newsby è composta da giornalisti e video giornalisti attivi su tutto il territorio nazionale, con presidi su Roma, Milano, Torino, Napoli e, all’estero, a Bruxelles/Strasburgo per i lavori del Parlamento Europeo.

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