Usa, Biden sceglie Kamala Harris:
chi è la candidata vicepresidente

È Kamala Harris la candidata vicepresidente scelta da Joe Biden per le elezioni Usa di novembre. La decisione del candidato dei Democratici era nell’aria da diversi giorni, ma ha trovato ufficialità dal diretto interessato nelle ultime ore. Il fatto che sia una donna di origini caraibiche e indiane rende di per sé la scelta di grande valore simbolico, visti i tempi difficili dal punto di vista sociale negli Stati Uniti. La scelta di Biden tiene però anche conto dell’esperienza nella pubblica amministrazione e in Parlamento della stessa Harris. La decisione ha ricevuto, inoltre, il plauso da parte dell’ex presidente Barack Obama, che si è complimentato via social.

Chi è Kamala Harris: gli studi e i primi ruoli pubblici

Kamala Harris è nata a Oakland, in California, il 20 ottobre 1964, da madre di origine indiana e padre di origine giamaicana. È sposata con Douglas Emhoff, importante avvocato di Los Angeles. Non hanno avuto figli assieme, benché Emhoff ne abbia avuti due in un precedente matrimonio. Ha una sorella, Maya, che lavora come analista politica alla Msnbc. Kamala Harris ha iniziato la sua carriera nel settore pubblico nel 1990, dopo le lauree alla Howard University (doppia specializzazione in Scienze politiche ed Economia) e alla University of California di Hastings, dove ha ottenuto il dottorato in Legge.

Fino al 2003 ha svolto l’attività di vice procuratore distrettuale prima ad Alameda County e poi a San Francisco, prima di essere eletta procuratore distrettuale della città della Baia nel 2004. Durante la sua esperienza si è fatta notare soprattutto per le sue iniziative di recupero sociale dei criminali recidivi, per la sua lotta alla dispersione scolastica e per la sua ferma opposizione alla pena di morte.

Da Procuratore Generale della California al Senato Usa

Nel 2011 Harris è diventata Procuratore Generale dello Stato della California, la prima ad avere origini afroamericane e del subcontinente indiano a ricoprire il ruolo. Tra le sue battaglie, oltre a quelle che già combatteva all’epoca di San Francisco, anche numerose iniziative a favore della comunità Lgbt, dell’ambiente e della protezione della privacy, nonché la lotta alla violenza da parte delle forze dell’ordine. Le sue qualità le hanno permesso di essere rieletta Procuratore Generale nel 2014, ricoprendo l’incarico fino al 2017, quando è stata eletta in Senato come rappresentante della California. In questo periodo ha anche lavorato con Beau Biden, figlio di Joe, ex Procuratore Generale del Delaware, morto di tumore nel 2015. Il candidato presidente l’ha definita una combattente senza paura per i più deboli, una dei migliori servitori pubblici del Paese”.

A Washington ha proseguito le sue battaglie, soprattutto a favore dei diritti civili, tra le file del Partito Democratico americano. Prima dell’elezione che l’ha portata in Senato, il nome di Kamala Harris era stato accostato al ruolo di Procuratore Generale degli Stati Uniti e a quello di giudice della Corte Suprema, in quest’ultimo caso dopo la morte di Antonin Scalia.

Prima sfidante di Biden, poi candidata vicepresidente

Kamala Harris si era candidata alle primarie democratiche, sfidando lo stesso Biden, prima di decidere di ritirarsi per mancanza di fondi e sostenere lo stesso ex vicepresidente. Una decisione, quella di ritirare la candidatura, nemmeno troppo triste per lei. Lo dimostra un video, diventato virale proprio nelle ore successive alla sua candidatura a vicepresidente, che la ritrae ballare con alcuni bambini e altri membri del suo staff proprio all’indomani del ritiro della sua candidatura a presidente.

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Dal punto di vista politico si tratta di una scelta considerata simbolica e allo stesso tempo concreta: Harris sarebbe, in caso di vittoria di Biden, la prima vicepresidente donna. È considerata un punto di riferimento, all’interno dell’ampio caleidoscopio di idee dei Democratici, sia per i progressisti sia per i moderati. La sua lotta per a favore dei diritti delle persone di colore e delle minoranze in generale non è passata certo inosservata, e il suo pensiero su pena di morte e diritti Lgbt la confermano come personalità piuttosto a “sinistra”.

Adesso non resta che attendere l’esito delle elezioni del 3 novembre: gli avversari dei Democratici saranno come sempre i Repubblicani, che hanno da tempo confermato la ricandidatura a presidente di Donald Trump, con Mike Pence vicepresidente. Si prospettano ancora cento giorni di infuocata campagna elettorale. I temi sociali potrebbero giocare un ruolo molto importante e una personalità come quella di Kamala Harris potrebbe fungere da vero e proprio ago della bilancia. Almeno così sperano gli oppositori di Trump.

 

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