Svezia, il modello “no lockdown”
in crisi: è record di contagi

C’è un Paese in Europa che da mesi ha proposto un modello alternativo per arginare il contagio da Coronavirus. Si tratta della Svezia, che ha sempre puntato sulla scelta di non chiudere nulla. Ma con l’arrivo del freddo vero e proprio (anche in Scandinavia), ora anche quel modello inizia a provocare qualche autocritica da parte di chi l’ha sostenuto. Senza però arrivare, almeno per il momento, a un vero e proprio dietrofront.

Svezia, il costo delle “aperture”: contagi record

In Svezia, infatti, si è registrato il record di contagi da Coronavirus nella giornata di venerdì. Si parla di 5.900 nuovi casi, con 42 decessi in un giorno. E l’indice di mortalità è ora di 10 volte più alto rispetto alla confinante Norvegia, e cinque volte superiore alla Danimarca.

A occuparsi direttamente della vicenda è Anders Tegnell, epidemiologo di Stato che puntava su un raggiungimento di una sorta di immunità di gregge che invece in Svezia non si sta verificando. “In autunno si verificherà un alto livello di immunità generale, e di conseguenza l’indice dei contagi sarà più basso“, aveva detto nel corso del mese di maggio. Ma i numeri stanno sconfessando la sua teoria.

La previsione sbagliata sulla seconda ondata

Peraltro in agosto Tegnell aveva bollato come “improbabile” l’arrivo di una seconda ondata. Ora però in Svezia tutto è cambiato. Tranne la decisione di non operare chiusure o limitazioni, ormai unico Paese in Europa con questa impostazione. “Abbiamo sottostimato il numero di contagi che restano non registrati“, si è limitato a constatare Tegnell. Il quale, evidentemente, non aveva previsto l’incidenza della trasmissione del Coronavirus da parte dei positivi asintomatici.

In Svezia il governo ha sempre rivendicato le proprie decisioni. Non solo non ci sono mai stati lockdown, ma negozi, ristoranti e scuole sono sempre rimasti aperti. Nessun regolamento, inoltre, per la cittadinanza: solo “raccomandazioni“. E secondo le parole dell’epidemiologo di Stato nulla cambierà. Ma nell’unica nazione del Continente in cui non ci sono restrizioni di alcun tipo, oltre ai morti sta salendo anche la tensione. Tra i medici, ma anche e soprattutto tra i cittadini. Visto che l’esperto aveva anche previsto i primi risultati delle politiche di contrasto al Coronavirus “per i mesi di ottobre-novembre“. Ma i risultati si sono rivelati esattamente opposti rispetto alle speranze.

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