Oms, ritardi per la missione in Cina sulle origini del coronavirus

Lo scorso novembre, Mike Ryan, il capo delle emergenze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), aveva annunciato che degli ispettori dell’agenzia dell’Onu sarebbero tornati in Cina per svolgere delle indagini sulle origini del coronavirus. Da allora sono trascorse alcune settimane e la missione non è ancora iniziata. Da che cosa dipendono questi ritardi? Dal canto suo, la Cina ha negato di aver impedito l’arrivo di un gruppo di scienziati dell’Oms per indagare sulle origini di Sars-CoV-2 e ha assicurato che i negoziati sono tutt’ora in corso. Una portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha chiarito che i ritardi della missione “non sono solo una questione di visti”. La Cina e l’Oms si starebbero ancora accordando sulla data e l’organizzazione della visita.

La versione dell’Oms

La portavoce ha aggiunto che non si sono mai verificati dei problemi di cooperazione. Ha anche precisato che Pechino “sta facendo del suo meglio per creare le condizioni ideali per l’arrivo in Cina di un gruppo di esperti internazionali”. Questa versione dei fatti non coincide con quella fornita ieri da Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il direttore generale dell’Oms si era detto deluso dalla scelta delle autorità cinesi di impedire l’arrivo in Cina di alcuni esperti dell’Agenzia dell’Onu. “Nelle ultime 24 ore, molti degli esperti hanno iniziato il loro viaggio in Cina dai loro Paesi, ma oggi abbiamo appreso che le autorità cinesi non hanno finalizzato i permessi necessari per l’arrivo della squadra, quindi sono molto deluso”, aveva spiegato Tedros.

La missione in Cina

Il direttore dell’Oms ha assicurato di essere in contatto con le autorità cinesi per mettere in chiaro il carattere prioritario dell’indagine. In risposta, la Cina ha assicurato un’accelerazione delle procedure per facilitare l’inizio della missione. Il team che andrà a indagare le origini del coronavirus sarà composto da 10 scienziati provenienti dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Russia, dal Regno Unito, dai Paesi Bassi, dalla Danimarca, dall’Australia, dal Vietnam, dalla Germania e dal Qatar.

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