Nobel per la Pace al WFP:
agenzia ONU di aiuto alimentare

Il Premio Nobel per la Pace 2020 è stato assegnato al Programma alimentare mondiale (WFP), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare. Il Comitato norvegese ha deciso di consegnare l’ambito riconoscimento al World Food Programme “per i suoi sforzi nel contrastare la fame, per il suo contribuito nel migliorare le condizioni di pace nelle aree interessate da conflitti e per essere determinante negli sforzi di prevenzione delle guerre che sfruttano la fame come arma”.

Il lavoro del WFP, l’organizzazione che ha vinto il Nobel per la Pace

Con 86,7 milioni di persone assistite in circa 83 paesi ogni anno, il World Food Programme (WFP), la cui sede è a Roma, è la principale organizzazione umanitaria e agenzia dell’ONU. È impegnata a salvare e cambiare le vite, fornendo assistenza alimentare nelle emergenze e lavorando con le comunità per migliorarne la nutrizione e costruirne la resilienza.

La comunità internazionale si è impegnata a sconfiggere la fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione entro il 2030. Eppure, nel mondo, una persona su nove ancora non ha cibo a sufficienza. L’assistenza alimentare è decisiva per spezzare la spirale di fame e povertà.

Storia del Programma alimentare mondiale

Il WFP fu fondato nel 1961 quando George McGovern, allora direttore del programma di aiuto alimentare degli Stati Uniti d’America. McGovern propose, durante la conferenza della FAO, di creare un programma di distribuzione alimentare. Il WFP venne costituito nel 1962 dalla FAO e dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per tre anni su base sperimentale. Nel 1965 il programma venne poi ratificato. Il Il WFP, che si è appena aggiudicato il premio Nobel per la Pace, si propone di combattere la fame e la malnutrizione. Nonché di fornire i mezzi adeguati alla popolazione per procurarsi il cibo senza dover dipendere dagli aiuti alimentari. È la più grande organizzazione umanitaria del mondo. Conta circa 15.000 dipendenti in tutto il mondo, di cui circa un 10% lavora nel quartier generale di Roma.

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