Israele diventerà, dal 18 settembre, il primo Paese al mondo a imporre la seconda chiusura totale per limitare la diffusione del Covid-19. Il governo del Paese ha preso questa decisione nella notte fra giovedì e venerdì e imporrà un lockdown di due settimane per contenere i contagi, che solo nella giornata di giovedì hanno superato quota 4mila. Dall’inizio della pandemia, Israele ha registrato oltre 146mila contagi, con 1.077 decessi totali secondo i dati della Johns Hopkins University.
L’inizio delle restrizioni coinciderà con il Rosh haShana
Il governo convaliderà la decisione nella giornata di domenica. Le modalità del lockdown saranno messe in atto in tre fasi, la prima delle quali inizierà nel giorno del nuovo anno ebraico, il Rosh haShana. Le restrizioni cui saranno sottoposti i cittadini israeliani saranno più rigide nella prima fase, per poi allentarsi gradualmente.
Non sono ancora noti i dettagli delle restrizioni sociali ma è possibile, come avvenuto nel primo lockdown, che chiudano le scuole e tutte le attività commerciali (tranne supermercati e farmacie). Per quel che riguarda i ristoranti, resteranno aperti solo per il take-away. Inoltre, gli spostamenti saranno limitati a 500 metri dall’abitazione.
L’aumento progressivo giornaliero dei casi di coronavirus ha condotto Israele a prendere questa decisione drastica. Il Ministero della Salute, infatti, ha fatto sapere che mercoledì 9 settembre sono stati realizzati 43.455 test, con un tasso di esito positivo al 9%. Un dato altissimo che evidenzia che i positivi siano molti di più di quelli individuati.
La gestione del paese durante il primo Lockdown
Israele era stato uno dei paesi a gestire in modo efficiente la prima fase della pandemia da coronavirus. Fu il primo paese al mondo a imporre tale provvedimento bloccando i voli provenienti dall’estero. Inoltre, il primo ministro Netanyahu venne elogiato da diversi leader politici per la sua gestione del Paese durante la pandemia.
Il primo ministro di Israele, però, ora dovrà affrontare le ostilità degli ortodossi. I leader religiosi hanno detto che non rispetteranno le regole, specialmente alla vigilia di un lungo periodo di festività a catena che comprende anche lo Yom Kippur.