Grecia, incendio nel campo profughi di Lesbo

Il campo profughi di Moria, nell’isola greca di Lesbo, è stato evacuato in seguito a un vasto incendio scoppiato nelle scorse ore. Secondo i vigili del fuoco locali, le fiamme sarebbero divampate in più punti del campo. Non sono ancora chiare le cause. Tuttavia molti migranti, poiché spaventati dalle fiamme, sarebbero in fuga. 

La polizia locale ha negato che l’origine dell’incendio sia dovuto alle conseguenze delle proteste per le restrizioni imposte dopo che un cittadino somalo è risultato positivo al Covid-19.

Il vicegovernatore di Lesbo, Aris Hatzikomninos, ha detto alla stampa che il campo profughi sarebbe ora “completamente distrutto“.

La situazione nell’isola di Lesbo

L’isola di Lesbo, che dista poco più di sei chilometri dalle coste della Turchia, è ormai diventata un luogo chiave per la gestione dei flussi migratori: negli anni migliaia di profughi in fuga dalla Siria e dall’Iraq sono transitati dall’isola nella speranza di trovare un futuro migliore. La struttura accoglieva attualmente 12.700 richiedenti asilo, ma le condizioni di sovraffolamento e i casi di coronavirus registrati nelle scorse settimane stavano portando il campo profughi a una situazione di collasso.  

“L’incendio si è propagato sia all’interno che all’esterno del campo. Ci sono più di 12 mila migranti che sono sorvegliati dalla polizia lungo l’autostrada. È una situazione molto difficile perché ci sono anche persone che sono positive”, ha ammesso alla radio il sindaco della principale città dell’isola di Lesbo, Stratos Kytelis.

La vicinanza delle istituzioni europee

“I miei pensieri e la mia vicinanza vanno alle persone dell’isola greca di Lesbo e in particolare ai migranti e al personale che lavora nel campo di Moria”, ha scritto con rammarico su Twitter la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, aggiungendo, inoltre, di essere in contatto con le autorità locali per l’incendio. Infine, Johansson ha  dichiarato di aver accettato il trasferimento immediato e l’alloggio sulla terraferma dei restanti 400 bambini e adolescenti non accompagnati. “La sicurezza e il riparo di tutte le persone a Moria sono la priorità”.

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