Il coronavirus torna a fare paura in Cina. Le autorità del Paese hanno annunciato alcuni nuovi casi al mercato di Xinfadi, a Pechino, dove dopo i tamponi effettuati su 500 membri del personale sono emersi una cinquantina di casi positivi negli ultimi tre giorni, i primi dopo 55 giorni senza contagi ‘interni’, cioè non importati dall’estero. La maggior parte dei positivi non presenta sintomi, ma la paura di ripetere quanto successo nei mesi scorsi proprio in un mercato, a Wuhan, ha indotto le autorità della capitale a isolare la zona circostante.
Controlli a tappeto su tutta la popolazione
La zona attorno al mercato di Xinfadi torna quindi a vivere il lockdown: sono circa 10mila le persone che hanno legami con il mercato e saranno sottoposte a test per rilevare la presenza del coronavirus, e non è da escludere che il numero dei casi positivi al virus possa crescere ancora. Il mercato di Xinfadi è il principale ingrosso di Pechino di frutta e verdura, ma come molti mercati ha anche una sezione dedicata a carne e pesce. Secondo quanto riportato dalle autorità cinesi, i primi casi positivi lavorano in un vicino centro di ricerca sulle carni e avevano visitato il mercato di recente.
Le conseguenze immediate a Pechino
Tracce di Covid-19 sono state trovate su un banco per il taglio del salmone: come conseguenza, i supermercati della capitale hanno eliminato tutto il pesce presente sugli scaffali. Sei mercati all’ingrosso sono stati chiusi, gli eventi sportivi sono stati sospesi e sono stati istituiti posti di blocco ai confini meridionali della città. Anche la riapertura delle prime classi delle scuole elementari, inizialmente prevista per lunedì, è stata rinviata.
Cai Qi, capo del Partito comunista di Pechino, ha convocato le autorità del distretto di Fengtai, ordinando loro di fare tutto il possibile per evitare una seconda ondata dell’epidemia, che avrebbe ulteriori conseguenze negative sull’economia cinese e sull’immagine del Paese stesso. Il livello di allerta, abbassato la scorsa settimana al grado tre, non è stato ancora rialzato. In caso di esplosione del nuovo focolaio, però, è possibile si torni a un livello di allerta più alto e a restrizioni ancora pià pesanti.