Cipro e i ‘passaporti dorati’: un sottobosco che fa paura all’Europa

Un’inchiesta durata mesi, reporter inviati ‘sotto copertura’, personaggi controversi e un sottobosco di attività potenzialmente illecite. Traspare tutto questo da ‘The Cyprus Papers Undercover’, documentario sull’inchiesta di Al Jazeera sui documenti segreti che testimoniano l’accoglimento di almeno 1.400 domande di cittadinanza nell’ambito del CIP, il programma di investimenti della Repubblica di Cipro. Una vera e propria compravendita di passaporti a prezzi altissimi, che vede tra i fruitori anche persone dai ruoli e dalle attività controverse nei loro Paesi, e che rappresenta un accesso all’Europa da una ‘porticina secondaria’ che spaventa non poco l’UE.

Perché i ‘passaporti dorati’ sono un pericolo

Per comprendere la portata dell’inchiesta bisogna partire dalle fondamenta, cioè dal CIP. Il programma, in linee generali, prevede che un individuo possa ottenere la cittadinanza di Cipro investendo almeno 2,15 milioni di euro nell’economia locale attraverso attività di sviluppo. Ad esempio, acquistando terreni edificabili, o creando società di investimenti. Una premessa importante per capire la portata di un’opzione del genere per un cittadino extraeuropeo. Ottenere un passaporto cipriota è infatti un’opzione allettante per quelle persone facoltose che per altri motivi avrebbero difficoltà ad entrare in Europa.

Cipro infatti fa parte dell’Unione Europea e la cittadinanza garantisce accesso illimitato ai Paesi dell’area Schengen, nonché alle operazioni bancarie in tutti i 27 Stati membri. Al di là del contesto europeo, i passaporti ciprioti permettono di viaggiare in 174 Stati mondiali. Perciò è chiaro che possano interessare persone provenienti da Paesi con forti restrizioni, soprattutto per motivi politici. Ed è proprio per questo motivo i passaporti di Cipro sono ormai conosciuti come golden passports, ‘passaporti dorati’.

Personaggi controversi tra le domande accolte nel periodo 2017-19

Il CIP è stato introdotto nel 2013 per sostenere l’economia dell’Isola e da allora ha mosso cifre altissime, circa 8 miliardi di euro. Le 1.400 richieste approvate nei documenti ottenuti da Al Jazeera riguardano nello specifico il periodo 2017-2019. Alcune delle richieste riguardano non solo persone singole, ma anche i loro familiari. Il totale dei passaporti distribuiti in questo periodo è di circa 2.500 e coinvolge cittadini di oltre 70 Paesi. Certo, in linea teorica la norma che regolamenta il CIP prevede che chi fa richiesta del passaporto non debba avere (o aver avuto in passato) precedenti penali. Per testimoniarlo, però, bastava una semplice autocertificazione. Tutt’altro che scontato, quindi, che i soggetti posti al controllo verificassero con minuziosità i precedenti di ciascun candidato.

I reporter di Al Jazeera, scandagliando tra le 1.400 domande, hanno individuato persone condannate nei rispettivi Paesi per frode, riciclaggio di denaro, corruzione. In alcuni casi, poi, si tratta di soggetti politici ben noti in Paesi considerati ‘a rischio’. Un esempio è Mir Rahman Rahmani, presidente della Lower House of Parliament dell’Afghanistan (corrispettivo, con i dovuti distinguo, della nostra Camera dei Deputati), che ha acquistato il passaporto cipriota per se stesso, per sua moglie e per le sue tre figlie. Un rappresentante duramente contestato in patria, e accusato da più parti di voto di scambio. Altri esempi di persone con ruoli di spicco nei rispettivi scenari politici locali sono Pham Phu Quoc, rappresentante di Ho Chi Minh City (ex Saigon) nel Parlamento del Vietnam (dimessosi dopo che il suo nome è venuto fuori dall’indagine), o Igor Reva, ex vice ministro dello sviluppo economico della Federazione Russa.

Nessun reato accertato, ma tanti punti da chiarire

Secondo Laure Brillaud, responsabile senior della Ong Transparency International, l’acquisto di passaporti ciprioti da parte di persone politicamente ‘esposte’ può rappresentare un grosso problema in prospettiva. Proprio ad Al Jazeera, Brillaud ha dichiarato che questo tipo di soggetti “ha accesso a risorse economiche pubbliche, può sedersi al tavolo delle trattative con il governo, può prendere decisioni. E’ un rischio molto alto dal punto di vista finanziario, sono persone corrotte o corruttibili“.

Attenzione però: neanche una riga dei documenti ottenuti dalla tv satellitare con base a Doha prova che i soggetti coinvolti abbiano commesso reati. I reporter, però, si chiedono per quale motivo soggetti con ruoli di vertice nei propri Paesi abbiano bisogno di un altro passaporto per loro o per le loro famiglie. In più, l’altra domanda che sorge spontanea è come e perché abbiano trovato 2,15 milioni di euro da investire a Cipro.

Quel che è certo è che da quando Al Jazeera ha pubblicato la prima inchiesta sulle Cyprus Papers, il CIP ha attirato su di sé le critiche della comunità internazionale. La Commissione Europea e numerose Ong dedite alla lotta alla corruzione hanno invitato con fermezza il governo cipriota a dismettere il CIP, accusando il piano di essere l’anticamera di reati come il riciclaggio di denaro. In particolare, l’UE è convinta che il programma possa togliere fiducia nelle istituzioni economiche europee. E il documentario conferma tutti questi timori.

Nuove regole per il CIP. Basteranno?

Il governo di Cipro non è rimasto in silenzio dopo l’indagine di Al Jazeera. Secondo le autorità dell’Isola il CIP è stato riformato nel maggio 2019 prima e nel luglio 2020 poi con regole più stringenti. Una, in particolare, permette al governo di cancellare la cittadinanza cipriota se un soggetto l’ha acquisita da meno di dieci anni e risulta colpevole di reati gravi o è ricercato dall’Interpol. In più, Cipro sta ripassando in rassegna tutte le domande accolte, e ha annunciato decine di revoche, pur non diffondendo i nomi degli interessati.

Dal punto di vista puramente finanziario e da una prospettiva ancor più puramente cinica ed egoista, Cipro non può certo dirsi insoddisfatta del CIP. In fondo, ha permesso di ottenere l’obiettivo prefissato di accelerare l’economia del Paese, raccogliendo 8 miliardi di euro dal 2013. Il prezzo, però, è quello di aver dato la possibilità di un accesso all’Unione Europea a persone potenzialmente coinvolte in affari illeciti, nel loro Paese d’origine o addirittura a livello internazionale, dando loro la possibilità di utilizzare fondi pubblici per i loro interessi.

‘The Cyprus Papers’: un’inchiesta destinata a continuare

Chiudere i ‘rubinetti’, quindi, è fondamentale perché Cipro, e di conseguenza anche l’Unione Europea di cui l’Isola fa parte, non perdano credibilità a livello internazionale. Quella dei ‘passaporti dorati’ è una pratica potenzialmente molto pericolosa. Il pensiero di Eleni Mavrou, parlamentare cipriota intervistata da Al Jazeera, sintetizza le tinte fosche del CIP: “L’implementazione del programma negli ultimi anni ha permesso l’accoglimento di domande delle quali la Repubblica di Cipro dovrebbe vergognarsi“.

Gli ultimi sviluppi, che vedono tra i personaggi coinvolti in attività al limite della legalità collegate al CIP anche esponenti politici dell’Isola, come il presidente del parlamento cipriota Demetris Syllouris e il parlamentare Christakis Giovanis (conosciuto a Cipro come Giovani), che tra l’altro è uno dei maggiori imprenditori edili del Paese, fa pensare che l’indagine sulle ‘Cyprus Papers’ sia però soltanto la punta dell’iceberg.

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