Una tendenza iniziata già da diversi giorni, ossia da quando Mario Draghi ha ricevuto l’incarico di diventare il nuovo presidente del Consiglio. Una tendenza che però non si arresta, come dimostra l’apertura settimanale della Borsa di Milano. Lo spread continua a scendere, e nella mattinata di lunedì si attesta a 95 punti base. Non succedeva dal 2015. Cerchiamo di capire il perché di questo fenomeno.
Iniziamo spiegando in breve che cosa sia lo spread e perché sia così importante per l’economia, e non solo quella dell’Italia. Si tratta di un dato che indica la differenza di rendimento che presenta un titolo (spesso di Stato, come nel caso dei Btp italiani) nel raffronto con un altro titolo dello stesso tipo, che il mercato prende come punto di riferimento e che abbia la stessa durata. Per questo il metro di paragone sono i Bund emessi dalla Banca centrale della Germania (Bundesbank). Una scelta dovuta al fatto che l’economia tedesca è storicamente la più forte e solida dell’Unione europea.
Ma perché si studia la differenza di rendimento tra titoli di Stato? È presto detto: gli investitori internazionali possono acquistarli in base alla credibilità finanziaria del Paese che li emette. I titoli di Stato sono infatti obbligazioni con una scadenza, e tramite il cui acquisto di fatto si finanzia il debito pubblico. Alla data di scadenza del titolo, il Ministero dell’Economia è tenuto a rimborsare l’investitore del capitale iniziale. C’è quindi un rischio a scegliere i titoli di uno Stato o di un altro, e lo spread serve a calcolarlo.
Qui torna prepotentemente il nome di Mario Draghi. La sua credibilità per i mercati è pressoché assoluta e sostanzialmente incrollabile, in considerazione dell’esperienza e competenza dimostrate come Presidente del Financial Stability Forum, del Financial Stability Board e soprattutto della Banca Centrale Europea. Gli investitori, quindi, hanno ritenuto che la sola prospettiva che sia lui a guidare il governo italiano possa garantire solidità alle nostre finanze. Rendendo quindi i titoli italiani, i fatidici Btp, nuovamente appetibili. E abbassando considerevolmente lo spread.
I media anche internazionali stanno già parlando di “Draghi Effect”, a governo peraltro ancora nemmeno partito. Il dato concreto è che lo spread è sceso a due cifre per la prima volta da oltre cinque anni (l’ultima volta sotto i 100 punti risaliva al 2015). E nel caso in cui si spingesse tra i 50 e i 70 punti, il risparmio sugli interessi potrebbe arrivare a superare un miliardo di euro all’anno. Questo perché, con la ritrovata fiducia del mercato, lo Stato italiano potrebbe emettere i Btp del 2021 a tassi decisamente più bassi rispetto al passato.
Il tutto, almeno per il momento, grazie a un semplice nome: Mario Draghi. Che, senza ancora una squadra di governo e un programma concreto, ha da solo conquistato la fiducia di chi investe in titoli. E ora guarda a quelli sul debito italiano con la convinzione che abbiano una solidità che non si riscontrava da tempo.
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