Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha promesso entro la fine dell’anno l’aumento del salario minimo, andando a unire ripresa economica e una maggiore giustizia sociale.
Sánchez, aumento salario minimo entro l’anno
Una delle priorità del governo di centrosinistra spagnolo per quest’anno è approvare “un aumento immediato” del salario minimo, misura che stabilisce il limite sotto il quale la paga di un lavoratore è considerata illegale. É quanto affermato dal premier Pedro Sánchez in un discorso di presentazione dei piani del governo dopo la pausa estiva.
Sánchez, nel 2019, era già stato promotore del più grande aumento del salario minimo realizzato negli ultimi tempi, che ha portato la soglia minima degli stipendi a 900 euro. Attualmente la retribuzione minima in Spagna, è pari a 950 euro al mese per 14 mensilità (o 1108 per 12 mensilità). In questi giorni il premier è tornato sull’argomento, promettendo un nuovo incremento che, se approvato, dovrebbe diventare ufficiale entro la fine dell’anno.
Le priorità del governo, ha sottolineato il premier, sono quelle di “far coincidere la ripresa economica post pandemia con una maggiore giustizia sociale e avanzare con un’agenda riformista grazie ai fondi europei“.
Stipendio minimo, la situazione europea
La Spagna è uno dei 21 paesi su 27 UE ad aver fissato per legge un salario minimo nazionale. La retribuzione minima nei diversi paesi europei è, però, molto variabile, tanto che tra la prima e l’ultima posizione in classifica c’è una differenza di ben 1.870 euro.
Secondo l’ultimo rapporto Eurostat che analizza gli stipendi lordi, in cima alla classifica si posiziona il Lussemburgo (2202 euro) seguito da Irlanda (1724 euro), Olanda (1685 euro), Belgio (1626 euro), Germania (1614 euro) e Francia (1555 euro). Dieci Stati, situati nella parte orientale della Ue, hanno salari minimi inferiori a 700 euro lordi al mese: Bulgaria (332), Ungheria (442), Romania (458), Lettonia (500), Croazia (563), Repubblica Ceca (579), Estonia (584), Polonia (614), Slovacchia (623) e Lituania (642). In altri cinque Stati membri, i salari minimi lordi sono compresi tra 700 euro e poco più di 1100 euro al mese: Grecia (758 euro), Portogallo (776 ), Malta (785), Slovenia (1024) e Spagna (1108).
Commissione UE: salari minimi sopra soglia di povertà
Quest’anno, in Europa si è riaperto il dibattito sulla retribuzione minima del lavoratori. La Commissione Europea ha redatto una proposta direttiva sul tema, richiedendo che i salari minimi siano fissati al di sopra della soglia di povertà. L’obiettivo è la lotta alla disuguaglianza e alla povertà lavorativa. Il salario minimo, hanno sottolineato gli eurodeputati, deve valere per tutti i lavoratori, ed in particolare per i lavoratori delle piattaforme digitali. Fondamentale, inoltre, ridurre il divario retributivo di genere e garantire l’accesso a un’assistenza all’infanzia di qualità ed economicamente accessibile.
Stipendio minimo, quali le prospettive italiane
A differenza del paese iberico, nel nostro Paese non esiste una norma legislativa che attesti un salario minimo. L’Italia è uno dei sei stati UE su ventisette, insieme a Svezia, Danimarca, Cipro, Austria e Finlandia a non avere una norma legislativa in merito.
Nel Bel Paese da anni è aperto il dibattito su questo argomento, ma, a conti fatti, nulla di concreto è ancora stato stabilito. Questo anche a causa dell’opposizione dei sindacati e di Confindustria, per la quale il salario minimo di fatto già esiste e corrisponde al TEM, il Trattamento economico minimo.
Istat: differenze di retribuzione molto ampie
Il dibattito sulla retribuzione minima verte soprattutto sulla difficoltà di conciliare due diverse esigenze. Da un lato, una retribuzione troppo elevata potrebbe costituire un incentivo al lavoro irregolare. Dall’altro, un salario minimo troppo basso non consentirebbe di garantire condizioni di vita dignitose.
Nel nostro Paese i livelli di retribuzione minima sono stabiliti nei contratti di categoria, ma le differenze, a seconda del settore, sono molto ampie. Come rileva l’Istat in una memoria depositata in commissione Lavoro al Senato, “nel complesso, la retribuzione oraria lorda varia da un minimo di 6,15 euro degli operai agricoli ad un massimo di 56,85 euro per le figure apicali del settore del credito“.