La Russia, tra le conseguenze più evidenti della guerra in Ucraina, sta facendo i conti con le sanzioni dell’Occidente che hanno puntato al cuore dell’economia nazionale. Una situazione che il Cremlino sta stigmatizzando da settimane, ma che secondo alcuni osservatori potrebbe non essere poi vista in maniera così negativa da parte di Vladimir Putin.
Questa è l’ipotesi lanciata negli ultimi giorni dall’autorevole ‘Forbes.com’, che l’ha sostenuta dopo aver raccolto svariate testimonianze sul tema. Il tutto mentre la Russia vive la tragedia delle proprie truppe, una fase di oscurantismo interno senza precedenti, l’isolamento internazionale e il rublo al minimo storico. Come è possibile che tutto questo vada addirittura bene a Putin? La risposta è presto detta.
Tanto per cominciare è opportuno inquadrare nella maniera più chiara possibile il rapporto tra lo stesso Putin e gli altri potenti di Russia. Sono i famigerati “oligarchi”, con cui i rapporti sono di reciproco tornaconto. Lo sottolinea “un osservatore di lunga data del Cremlino“, che a ‘Forbes.com’ spiega in quale modo la tragedia in Ucraina e le sue conseguenze potrebbero addirittura accrescere il potere del presidente.
Tanto per cominciare, i primi effetti delle sanzioni hanno colpito più le tasche degli oligarchi che Putin in persona. Questo potrebbe indurre i principali affaristi della Russia a riportare precipitosamente i propri capitali in patria, quando ancora possibile. E questo risponderebbe agli specifici desideri del presidente, smanioso in questa fase di accentrare tra le sue mani potere ancora più che denaro.
La riprova è nelle sanzioni che hanno già colpito personalmente nove oligarchi, finiti nel mirino di Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito. L’interesse di Putin è ora quello di riportare a casa i loro affari, non curandosi delle loro perdite personali. “Il suo rapporto con loro è sempre stato di mera convenienza. Si allea con i potenti, poi quando non gli servono più non ha problemi a buttarli in mare“, è la lettura di David Charles Lingelbach, che negli anni ’90 fu presidente di Bank of America Russia. “Sono ricchi grazie a lui. E se l’economia nazionale si blocca, loro rappresentano solo una distrazione. È come se fossero semplici servi“, ha aggiunto Alexandra Vacroux, direttrice del centro di Harvard che si occupa di questa fetta di Pianeta.
In altri termini, le sanzioni mirano sì alla Russia ma si concentrano su chi ne muove l’economia. Cioè proprio gli affaristi che hanno accumulato ingenti capitali facendo l’occhiolino a Putin, dovendogli praticamente tutto. E quelle stesse misure che secondo l’Occidente dovrebbero indebolire il Cremlino, rischiano quasi di aumentarne il potere verso chi ha mosso l’economia del Paese in questi turbolenti decenni.
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