Una risposta alla Russia dal punto di vista economico e commerciale, che ricalca molto da vicino le misure prese nei confronti dell’Unione Sovietica negli anni più bui della Guerra Fredda. La starebbe valutando il presidente degli Usa, Joe Biden, che non a caso sta pensando di ritoccare leggi risalenti addirittura al 1950.
Sono diversi gli ambiti su cui gli States possono lavorare per mettere in difficoltà il sistema produttivo e di import-export della Russia in tempo di guerra. Oltre alle già note sanzioni, infatti, Biden sta per intervenire sulla produzione mineraria statunitense oltre che sul “solito” petrolio. Ma in che modo? E soprattutto, come la sua iniziativa può fiaccare Vladimir Putin? Andiamo a scoprirlo.
In America le risorse, come ampiamente noto, non mancano. Anche per questo motivo gli Usa conservavano “riserve” a cui poter accedere in caso di emergenza. E la guerra tra Russia e Ucraina, inevitabilmente, costituisce un’emergenza. Interessante è però anche un discorso che riguarda il Defense Production Act, emanato addirittura dal presidente Harry Truman in risposta alla guerra di Corea (era il 1950). In altre parole, Biden è vicino a invocare i poteri della Guerra Fredda per contrastare Putin.
Il capitolo petrolio è il più semplice da sviscerare. ‘Bloomberg.com’, citando “fonti informate“, parla di un milione di barili di petrolio che gli Usa potrebbero sbloccare ogni giorno dalle proprie riserve strategiche. Lo scopo dell’iniziativa di Biden sarebbe evidente. Si punta infatti da un lato ad abbassare i prezzi della benzina, ma dall’altro a creare una fattiva, ulteriore e temibilissima concorrenza al petrolio che la Russia continua a vendere. E che di fatto sovvenziona la guerra di Putin.
Contemporaneamente gli Stati Uniti stanno per inserire i materiali che si utilizzano per la produzione di veicoli elettrici e batterie nel Defense Production Act. Un’iniziativa del genere, durante la Guerra Fredda, servì per aumentare la produzione interna di acciaio (come forma di contrasto alle industrie sovietiche). Ora, invece, secondo la fonte di ‘Bloomberg.com’ potrebbe riguardare litio, nichel, grafite, terre rare, cobalto e manganese. Abbattendo, quindi, le ingenti esportazioni che la Russia continua a garantirsi per tutti questi materiali.
Gli effetti già si vedono. L’unica società statunitense che produce terre rare necessarie per i veicoli elettrici, MP Materials Corp., ha visto le proprie azioni crescere del 4,7% già mercoledì. Piedmont Lithium Inc. è cresciuta addirittura dell’8,7%, mentre Lithium Americas Corp. ha registrato il massimo guadagno delle ultime 11 settimane. E la Russia, ora, potrebbe iniziare a tremare anche sul fronte delle materie prime.
Quello che emerge dal rapporto è che nessuno Stato sta cercando davvero di dire addio…
Dall'indagine che ha coinvolto la Generazione Z è emerso che soltanto il 20% si sente…
Sciopero nazionale della sanità: medici e infermieri protestano contro la manovra 2025 per chiedere dignità,…
Donald Trump prepara la sua nuova amministrazione con nomine sorprendenti e fedeli alleati, puntando su…
Scopri i dettagli del Bonus Natale 2024: requisiti, novità e modalità per ottenere i 100…
Il patron di X avrebbe messo in discussione alcuni dei candidati scelti da Boris Epshteyn,…