Il 27 giugno 2022 è il giorno in cui, a oltre tre mesi dall’invasione dell’Ucraina, la Russia è entrata ufficialmente in default. Si tratta di una condizione che non si verificava dal lontanissimo 1918, oltre cento anni fa. Erano i tempi in cui alla guida della nazione c’era Lenin. Cerchiamo quindi di capire che cosa questo comporti per l’economia del Paese.
Quando infatti si è “in default”? Questa è una condizione che si verifica nel momento in cui un Paese non è in grado, con le sue risorse interne, di pagare tutti i debiti che ha contratto con i partner economici e commerciali che ha all’estero. Chiaro che per la Russia questi debiti sono aumentati a dismisura sia per le sanzioni dell’Occidente, che per la riduzione o l’interruzione di molte forniture. Per non parlare delle tantissime aziende che, dopo lo scoppio della guerra, hanno deciso di ritirarsi dal Paese.
La Russia era tenuta in queste ultime ore al pagamento di circa 100 milioni di dollari su due obbligazioni, una in dollari e l’altra in euro. Questi pagamenti non sono arrivati in tempo, ma è chiaro che le ragioni non sono prettamente di natura economica. Non derivano, insomma, da una “povertà” vera e propria. Il debito è infatti frutto di fattori esterni, legati non alle casse del Paese ma alla sua posizione geopolitica in questo delicato momento. Ecco perché da Mosca si parla di “default artificiale“.
Se è senz’altro vero che i problemi di liquidità della Russia derivano dalla sua esclusione dai mercati finanziari, tuttavia, il default appare invece tutt’altro che frutto di un tecnicismo. O addirittura “artificiale”. Le sanzioni dell’Occidente, infatti, intaccano eccome sull’economia reale del Paese, sia nell’immediato che sul medio termine. Sul lungo c’è poi addirittura l’ipotesi che Mosca fuoriesca del tutto dalla comunità finanziaria internazionale. E a quel punto sarebbe difficile capire come risolvere la situazione.
Nel frattempo dalla Russia fioccano le smentite. “Queste accuse di default in questo caso sono assolutamente infondate, perché a maggio il pagamento necessario è stato effettuato in valuta estera“, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riferisce l’agenzia TASS. E il governo di Mosca garantisce di avere già individuato una soluzione. “Venderemo oro ai Paesi in cui ce lo chiedono, e dove esistono regimi economici più legittimi. Se un mercato perde la sua attrattiva a causa di decisioni illegittime, allora c’è un riorientamento“, ha garantito Peskov. Intanto, però, l’insolvenza del Paese rimane.
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