Lo spauracchio dell’aumento dei prezzi di gas e benzina continua a incombere sull’Italia, nonostante quelli del carburante siano stati parzialmente calmierati almeno per un mese. Eppure dalla Russia arrivano garanzie sul fatto che le forniture resistano, ma gli analisti sono ugualmente in fibrillazione.
Gli effetti della guerra nei prossimi mesi potrebbero infatti farsi vedere in maniera ancora più severa di quanto già avvenuto. Tanto da cambiare radicalmente il nostro modo di vivere la quotidianità e il modo di lavorare delle aziende. Ma perché è così, tenuto conto del fatto che le materie prime (a partire dal fatidico gas) continuano ad arrivare dalla Russia? Facciamo un po’ di ordine.
Sergey Kupriyanov, portavoce di Gazprom, ha infatti spiegato alla stampa che la fornitura di gas dalla Russia all’Europa è la stessa di sempre a livello quantitativo. Il problema, però, sono da un lato l’aumento dei prezzi, da un altro la prospettiva di sanzioni che interrompano definitivamente le forniture e da un terzo lato i costi di gestione e deposito che aumentano ulteriormente i prezzi.
“Gazprom continua a fornire gas all’Europa dalla Russia, con transito attraverso il territorio ucraino, come di consueto. Lo sta facendo in conformità con le richieste dei consumatori europei, garantendo al 21 marzo 104,7 milioni di metri cubi“, ha spiegato Kupriyanov, come riferito da ‘TASS’. Ma questo, come illustra il professor Davide Tabarelli a ‘Il Messaggero’, non basta. “Già con i prezzi attuali, molte imprese italiane hanno interrotto o ridotto la produzione. E finché non scendono i consumi, non scenderanno nemmeno i prezzi“, ha spiegato quest’ultimo, docente di economia all’università di Bologna e presidente di Nomisma Energia.
Tabarelli è stato chiaro: l’Italia non può permettersi di non usare più il gas della Russia. Interrompere completamente le forniture avrebbe conseguenze serissime: “I prezzi esploderebbero, visto che lo stop sarebbe da tutta Europa. Il gas supererebbe i 300 euro per megawatt/ora e si aggiungerebbe il carburante. Si rischia la benzina a 3 euro, con il petrolio tra 200 e 300 dollari al barile. L’inflazione andrebbe ben oltre il 14%. Non possiamo farci così male“.
E anche se l’Europa ha presentato un piano in dieci punti per superare la propria dipendenza energetica dalla Russia, le prospettive nel breve termine sono diverse. “Trovare a breve 15 miliardi di metri cubi di gas sui 29 attuali di Mosca, mi sembra ottimistico. Anche se fosse così, dovremmo comunque razionare i consumi. Se non lo fa la politica, lo fa il mercato. Lo sta già facendo“, ha spiegato Tabarelli.
“La consolazione – ha aggiunto – è che oggi il gas costa 110 euro per megawatt/ora. Si tratta della metà rispetto a inizio guerra, ma sempre cinque volte i valori di un anno fa. Negli Usa il gas costa 14 euro“. D’altra parte anche la Russia non può chiudere completamente i rubinetti. “Rovinerebbe tutto il suo sistema di giacimenti. Ma Mosca ha anche detto, in linea con la storia degli ultimi 70 anni, che onorerà i contratti di importazione“, ha concluso Tabarelli.
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