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Si è svolta nella mattinata di lunedì, nonostante qualche polemica iniziale (come testimoniato dal video) sulle modalità di collegamento, l’attesa audizione del ministro dell’Economia Daniele Franco sul Recovery Plan. Rinviata per 45 minuti a causa di problemi tecnici che impedivano alle commissioni di base alla Camera di potersi collegare con il Senato, l’audizione è partita con il lungo intervento del ministro, che ha spiegato i punti cardine del cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un piano che, nelle intenzioni del governo, è lo strumento principale per uscire dalla crisi causata dalle restrizioni per la pandemia di Covid-19.
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All’audizione hanno partecipato le Commissioni Unite Bilancio, Finanze e Politiche Ue di Camera e Senato. “Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una priorità per il governo, il Paese, il ministero dell’Economia e delle Finanze – ha dichiarato il ministro Franco -. Questo è un primo incontro di un percorso durevole e intenso in cui dobbiamo interagire”.
“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un passaggio storico molto importante nel processo di costruzione europea. Si tratta di un passo in avanti nella costruzione di un bilancio comune – ha aggiunto il titolare del dicastero dell’Economia -. È nato in un contesto di emergenza, ma è volto a ridisegnare l’assetto dell’Europa nei prossimi anni. L’indicazione è non solo investimenti ma anche riforme“.
Il ministro Franco ha confermato la deadline entro la quale presentare il Recovery Plan, quella del 30 aprile. Per quel che riguarda le cifre, quella totale prevista dal Piano è pari a 191,5 miliardi di euro. Il 37% sarà utilizzato per la cosiddetta green transition, cioè iniziative per la sostenibilità ambientale, mentre il 20% sarà destinato alla digitalizzazione del Paese.
Le risorse arriveranno a fine estate. “Il 70% – ha poi aggiunto il ministro – va speso entro il 2022. Gli interventi dovranno concludersi entro il 2026. L’erogazione avverrà sulla base del conseguimento degli obiettivi in modo chiaro e verificabile”.
Nel Piano restano i progetti studiati nel corso del Governo Conte II, tra i quali cui quello relativo all’Alta Velocità, il programma per la ricerca, quello di rigenerazione urbana, gli interventi di ristrutturazione edilizia, l’industria 4.0. I progetti in essere ammontano a circa 65 miliardi.
L’inclusione sociale sarà al centro delle riforme, secondo Franco: “Si tratta di una straordinaria opportunità per una crescita inclusiva. Sappiamo tutti che il nostro Paese ha un cronico problema di disparità territoriali, di età e di genere” ha detto, confermando che è necessario un “cambio di passo nel modo di usare le risorse”.
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“I tempi sono stretti: abbiamo meno di due mesi per finalizzare il piano, per questo la definizione non può subire battute d’arresto“, ha ribadito Franco. Il ministro ha spiegato che, partendo dalla bozza attuale, si sta procedendo ad analizzare i contenuti verificando le strategie e “con l’opportuno disegno delle misure di riforma più urgenti“. “Dobbiamo definire un piano metodologicamente unitario e coerente con gli obiettivi“, ha aggiunto. Si tratta di una “sfida ambiziosa” anche perché “l’effettiva erogazione delle risorse sarà subordinata al conseguimento di obiettivi intermedi e finali” che vanno definiti “fin da subito definiti in modo chiaro, realistico e verificabile“.
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