Recovery Fund, che fatica!
Verrebbe da dir così dopo il Consiglio Europeo di ieri, 23 aprile 2020, che ha di fatto aperto alla possibilità per gli Stati membri dell’Unione Europea di attingere da un fondo sul quale, tuttavia, ancora aleggiano nubi molto dense.
Dopo la videoconferenza fra i leader dei 27 Paesi, infatti, l’Europa aggiunge il Recovery Fund ai già annunciati Mes, Sure e Bei, strumenti volti a offrire liquidità agli Stati in difficoltà che stanno fronteggiando l’emergenza Coronavirus. Ciò che, però, ancora non si conosce sono l’ammontare del fondo stesso, le tempistiche e le modalità, fattori questi che in patria hanno permesso alle opposizioni di puntare il dito contro il premier, Giuseppe Conte; il quale alla conclusione del vertice europeo si è invece espresso in termini molto positivi su quanto ottenuto.
Ma chi ha vinto, dunque?
Il Prof. Lamberti, economista e docente di Politica Economica, ha un pensiero chiaro al riguardo:
Sul fronte italiano, tuttavia, le notizie che giungono non sono per nulla incoraggianti, con le stime che indicano un rischio depressione più vicino di quanto si pensasse fino a poche settimane fa.
E’ vero che il vento letale del Covid-19 sembra rallentare le sue folate (anche se si parla pur sempre di più di quattrocento morti al giorno), ma è ora l’allarme sulla nostra economia a far tremare i cittadini di tutti i ceti sociali.
Il Prof. Lamberti non nega le difficoltà, gravi, del momento, ma offre una visione inedita. Questa:
Se c’è una cosa sulla quale in Italia si può scommettere, poi, è la mancata coesione fra forze politiche di diversa estrazione (talvolta anche alleati, come abbiamo visto nell’ultima votazione al Parlamento Europeo sulla risoluzione da inviare proprio al Consiglio Europeo).
Dopo le asprissime polemiche segnate dalla conferenza stampa del Presidente del Consiglio, utilizzata da quest’ultimo per un attacco frontale a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, i leader dei principali partiti di opposizione hanno ribadito, al termine del vertice europeo, le loro critiche all’Esecutivo, ripetendo una teoria chiara ma che fa discutere: emettere titoli di Stato italiani, a scadenza cinquantennale, con la garanzia della BCE. Un’opzione possibile? A conclusione della nostra chiacchierata, Lamberti prova a fare chiarezza anche su questo: