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Alcune decine di lavoratori metalmeccanici si sono riuniti in piazza dell’Esquilino a Roma, unitamente ad altre piazze nelle maggiori città italiane, per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro. Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl, ha spiegato: “Il nostro sciopero è dedicato al rinnovo contrattuale. È indispensabile che Federmeccanica dia la disponibilità dopo dieci mesi a riprendere le trattative per aumentare il salario e dare una giusta occupazione ai lavoratori“.
Francesca Re David, segretario generale Fiom, ha aggiunto: “Oggi noi scioperiamo per rivendicare il contratto nazionale, il riconoscimento del valore sociale ed economico dei lavoratori metalmeccanici, per la salute e la sicurezza. Durante la pandemia abbiamo scioperato per chiudere le fabbriche e farle mettere in sicurezza. Ora però protestiamo contro la precarietà, che sta producendo gravi disagi dal punto di vista sociale. Sono collegati presidi davanti alle fabbriche in tutta l’Italia. Stanno scioperando i metalmeccanici per quattro ore in tutte le aziende“. Infine le parole di Rocco Palombella, segretario generale Uilm. “Le aziende devono considerare il contratto un investimento, soprattutto in una fase come questa in cui siamo alla vigilia di un blocco quasi totale. È necessario investire nei confronti dei lavoratori: hanno fatto la differenza durante il primo lockdown e la faranno ancora. Loro continueranno a lavorare per mantenere il Paese“.
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A Milano i metalmeccanici hanno protestato sotto la sede di Assolombarda. “Non siamo pazzi se facciamo sciopero in questo periodo. Federmeccanica ha interrotto la trattiva per il rinnovo del contratto nazionale” sottolinea Stefania Fragomena, segretaria Fim Cisl Milano Metropoli. “In questo momento il Paese non può permettersi un coflitto sociale. Chiediamo a Federmeccanica di assumersi le sue responsabilità e sedersi al tavolo per il rinnovo del contratto nazionale” aggiunge Vittorio Sarti, segretario generale Uilm Milano.
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“Siamo preoccupati perché questa pandemia continua a metterci in difficoltà e i lavoratori si sono resi conto che a livello pubblico non è stato fatto nulla“. “Abbiamo la preoccupazione di trovarci nelle stesse condizioni di marzo, bisogna fare attenzione. La paura non riusciamo a toglierla“. “Siamo preoccupati: siamo al collasso, non solo a livello lavorativo. Non è sufficiente non fermare le fabbriche“. Sono queste le voci di preoccupazioni allo sciopero dei metalmeccanici per il contratto, scaduto da oltre un anno. Sindacati e lavoratori hanno incrociato le braccia davanti alla Leonardo di Caselle, in provincia di Torino.
A Firenze, Daniele Calosi, segretario generale Fiom Cgil Firenze, spiega che: “Tanti lavoratori in questo momento sono davanti alle loro aziende”. “Vogliamo aprire una trattativa, perché riconoscere il contratto nazionale dei lavoratori significa riconoscere la dignità delle persone che per vivere devono lavorare. I metalmeccanici, come altri, sono stati in prima fila per combattere questo virus, basti pensare alla costruzione dei ventilatori polmonari. Siamo una categoria che ha fatto della battaglia contro il virus l’azione sindacale più importante”, aggiunge Calosi. In piazza delegati sindacali del territorio, di aziende in difficoltà. “La nostra fabbrica, la Bekaert chiuderà a marzo e chiediamo una rete che permetta a chi fa industria in Italia che sia vincolato a continuare a farla nel nostro Paese, altrimenti diventiamo vittima di uno sciacallaggio” racconta Filippo Pesci, delegato Fiom Cgil della Bekaert di Figline Valdarno. “Si è interrotta la trattativa con Federmeccanica e Confindustria, dopo che a fronte delle nostre richieste di salario, Federmeccanica ha risposto con una controfferta misera, che consideriamo irricevibile“, chiarisce il delegato Uilm di Almaviva, Francesco Margiotta.
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