Negli ultimi giorni si sta tornando a parlare con grande insistenza del Pnrr, il fatidico Recovery Plan su cui Mario Draghi ha deciso di convocare d’urgenza un Consiglio dei Ministri lampo in settimana. E nel frattempo è l’Europa a spiegare a chiare lettere perché sia fondamentale trovare una quadratura del cerchio nei prossimi dieci giorni.
Nella giornata di lunedì, infatti, la Commissione europea invierà al nostro Paese una serie di raccomandazioni sul Pnrr, in vista di fine maggio. Un’anticipazione di esse è già circolata in queste ore, tramite le pagine di ‘Repubblica’. Ma perché l’Italia è tornata nel mirino di Bruxelles? E, soprattutto, quanto rischiamo esattamente? Proviamo a capirlo un po’ meglio.
Intanto, nel documento della Commissione europea sul Pnrr, c’è una necessaria premessa. “L’accresciuta incertezza – afferma il documento – e i forti rischi al ribasso per le prospettive economiche nel contesto della guerra in Europa, gli aumenti senza precedenti dei prezzi dell’energia e le continue perturbazioni della catena di approvvigionamento giustificano l’estensione della clausola di salvaguardia“.
Ciò comporta che, a causa della guerra in Ucraina, tramite il Pnrr sia “indispensabile ampliare gli investimenti pubblici per la transizione verde e digitale e la sicurezza energetica“. Ma anche “sostenere il potere d’acquisto delle famiglie più vulnerabili in modo da attutire l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia“.
I problemi dell’Italia, in tal senso, sono essenzialmente due. Uno è il debito pubblico troppo alto, su cui serve una “riduzione credibile e graduale“. Per ottenerla l’Europa raccomanda di “limitare la crescita della spesa corrente” e “espandere gli investimenti pubblici per la transizione verde e digitale“. Questo secondo punto rientra nel dato sui tassi di crescita, ancora troppo bassi. A questo servirà il Pnrr, ma è fondamentale anche intervenire sul fisco. In particolare rivedendo “le aliquote marginali e allineando i valori catastali ai valori di mercato“.
Secondo la Commissione europea, le misure che l’Italia ha adottato nel 2021 sono state “in linea” con le precedenti raccomandazioni. Le criticità del Paese vanno ora ulteriormente affrontate, con “politiche volte a raggiungere posizioni di bilancio prudenti a medio termine e garantire la sostenibilità del debito“. Il Pnrr potrebbe da solo garantire un +0,9% del Pil rispetto a un anno fa, purché si eliminino “le strozzature che bloccano gli investimenti per la transizione verde e digitale“. Serve però anche una revisione del sistema delle tasse, e qui si colloca il tema del catasto ma anche delle concessioni balneari. Proprio i nodi su cui la maggioranza si è incastrata e su cui Mario Draghi sta insistendo. E l’abusata frase “È l’Europa che ce lo chiede” non è forse mai stata tanto azzeccata come ora.
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