Piano Colao, ecco i sei obiettivi
per il rilancio dell’Italia

Dopo due mesi di lavoro, il piano della task force guidata da Vittorio Colao è arrivato sul tavolo del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Un lavoro lungo corredato da oltre cento schede e 121 pagine di analisi divise in sei grandi aree di intervento: imprese e lavoro come “motore dell’economia”; infrastrutture e ambiente come “volano del rilancio”, turismo arte e cultura come “brand del Paese”; una Pubblica amministrazione “alleata di cittadini e imprese”; istruzione, ricerca e competenze “fattori chiave per lo sviluppo” e infine il tema delle famiglie e degli individui “in una società più inclusiva e equa”.

Nel piano Colao moneta elettronica e semplificazione del codice degli appalti

Il primo capitolo del piano Colao contiene diverse idee riguardo all’allungamento ulteriore delle scadenze fiscali, il pagamento rapido dei fornitori della pubblica amministrazione, il rinnovo dei contratti a termine per tutto il 2020. Spicca però una scheda: la regolarizzazione del contante non dichiarato. I numeri parlano chiaro: 170 miliardi di economia sommersa e 33 miliardi di evasione Iva l’anno, l’85 per cento di operazioni in contante (siamo ventitreesimi su ventisette per transazioni con moneta elettronica). Il dettaglio più interessante è la constatazione che “il numero delle banconote da cinquecento euro versato nelle banche italiane è di molto superiore a quanto le stesse hanno distribuito in pezzi da quel taglio”. La task force propone il pagamento di un’imposta sostitutiva per l’emerso e l’obbligo di reinvestire una parte della cifra (circa la metà) in Italia.

Nel secondo capitolo si parla di semplificazioni, sviluppo della fibra ottica e del 5G, investimenti contro il dissesto idrogeologico. La scheda 22 mette il dito nella piaga di una questione che in questi giorni sta dividendo il Governo: la revisione del codice degli appalti. La task force di Colao prende chiaramente posizione a favore di un “superamento” e della “complessiva riscrittura” del testo, Tuttavia: “Norme speciali o emergenziali e commissariamenti non danno risultati positivi concreti se non in casi condizionati da alti livelli di pressione sociale (vedi Expo 2015 e Ponte di Genova)”. La terza parte, al punto 49 affronta il fatto che in Italia “non esistono catene alberghiere su scala nazionale” e che “ci sono aree e borghi di grande valore storico non adeguatamente valorizzati”. Bisognerebbe quindi aumentare il numero delle catene di alberghi per attirare più visitatori.

Burocrazia, meno dottorati e sostegno psicologico alle famiglie di disabili

Altro tema è quello legato alla burocrazia. Secondo la task force guidata da Colao, uno dei problemi è costituito dall’“eccesso di norme” e dalla “burocrazia difensiva”; ovvero “l’atteggiamento per il quale in situazioni di incertezza si evitano rischi non concludendo il procedimento o aggravandolo inutilmente”. Come uscirne? Colao e i suoi propongono soluzioni pratiche: “Legare la responsabilità dirigenziale esclusivamente ai risultati della gestione e alla realizzazione degli obiettivi”, oppure “assicurare i dirigenti per i rischi da danno erariale”, “riformare i controlli e permettere ai dirigenti di decidere minimizzando i rischi non connessi a dolo”. Su istruzione e ricerca, la task force invoca una maggiore collaborazione fra pubblico e privato. Per “modernizzare il sistema della ricerca”, creare “poli di eccellenza scientifica internazionale competitivi”, più istruzione professionalizzante e formazione per gli ordini professionali. Basta soprattutto con il “dottorato di ricerca”; si propone di passare all’”applied Phd” e venti nuovi corsi in “innovazione delle imprese, almeno quindici dei quali nelle discipline scientifiche”.

L’ultimo capitolo del piano Colao riguarda il nostro equilibrio psicologico. Si parla di un maggior sostegno all’occupazione femminile o la conciliazione dei tempi di vita per chi deve accudire i figli. Si notano invece alcuni numeri di una ricerca dell’Università di Tor Vergata e dell’Aquila a fine lockdown: il 21,8 per cento degli italiani riferisce di “stress elevato”, il 20,8 per cento stati d’ansia, il 17,3 per cento depressione, il 7,3 per cento disturbi del sonno. Il maggior disagio è nelle famiglie di disabili; eppure prima del Coronavirus solo una su quattro era in grado di ricevere risposte nei servizi pubblici. Aumentare la disponibilità di trattamenti psicoterapeutici costerebbe peraltro poco: la task force di Colao stima nel primo anno un investimento fino a cinque milioni di euro per aiutare centomila persone.

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