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ECONOMIA

Il nucleare è green? Ecco perché la risposta è “sì” secondo l’Ue

In Europa infiamma la polemica sull’atto delegato della tassonomia climatica in cui la Commissione Ue ha proposto di inserire sei attività, tre del nucleare e tre del gas naturale, fra gli investimenti green. La bozza, dopo settimane di studio, è stata ora adottata con relativo atto delegato. Alcuni Paesi hanno già annunciato con forza la propria contrarietà alla proposta; mentre altri si interrogano su come l’esecutivo di Bruxelles si sia mosso in questa valutazione.

“Net zero” nel 2050: impossibile senza gas e nucleare

La stessa domanda, quest’ultima, che si era posta a inizio gennaio l’Agi, la quale è riuscita a prendere visione dell’atto quando ancora era una semplice bozza. Qui i funzionari della Commissione indicavano “paletti” rigidi e chiari sia per il nucleare sia per il gas naturale. Il principio cardine era e resta quello della transizione verso il cosiddetto “net zero”, fissato per il 2050. Obiettivo non raggiungibile con l’esclusione di queste due fonti energetiche già da ora.

Stando a quanto riportava l’agenzia, per il nucleare si prevedevano le seguenti attività: ricerca e sviluppo di tecnologie per la minimizzazione delle scorie radioattive; realizzazione di impianti nucleari di nuova generazione; estensione del funzionamento delle attuali centrali. Quello dei rifiuti tossici è un tema dibattuto anche in Italia, come spieghiamo in questo approfondimento.

Nucleare: gli obiettivi della Commissione europea

Nello specifico, per quanto riguarda la prima attività, la Commissione ritiene che “per i rifiuti ad alta radioattività e il combustibile esaurito lo smaltimento geologico profondo rappresenti la soluzione all’avanguardia ampiamente accettata dalla comunità di esperti di tutto il mondo come l’opzione più sicura e sostenibile per il punto finale della gestione dei rifiuti ad alta attività e dei rifiuti esauriti”.

La proposta dell’Ue fa poi il punto sulla realizzazione dei primi impianti di smaltimento geologico profondo nei Paesi membri. La Commissione ritiene che su questo punto l’Ue ha già compiuto passi avanti “sostanziali”. Pertanto, “stanno diventando disponibili soluzioni realistiche per gli Stati membri per sviluppare e gestire tali strutture entro il 2050”.

Le indicazioni di Bruxelles su nuovi e vecchi impianti

Ogni impianto dovrà essere a prova di calamità; mentre le emissioni di gas serra del ciclo di vita dalla produzione di elettricità da energia nucleare dovranno rimanere al di sotto della soglia di 100 g CO2e/kWh. La seconda attività, che riguarda la costruzione nuove centrali, mira alla produzione di elettricità, calore e idrogeno “utilizzando le migliori tecnologie disponibili”.

Su questo punto, l’orientamento di Bruxelles è che il permesso di costruire sia rilasciato entro il 2045. Mentre, dal 2025 e almeno ogni dieci anni, la Commissione riesaminerà i parametri tecnici relativi alle migliori tecnologie a disposizione. Resterà sempre valido, invece, il tetto delle emissioni. Infine, sulla terza attività (estensione del funzionamento degli impianti attuali), la deadline di ciascun Stato membro per rilasciare il permesso è fissata nel 2040.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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