In mezzo a tante difficoltà economiche, dovute alle restrizioni per il Covid, una buona notizia per l’Italia c’è: la manifattura mostra dei primi segnali di fiducia e di risveglio. Ovviamente non parliamo di un ritorno al passato tout court. Della ripresa, infatti, non ne beneficerà la totalità delle imprese ma solo quelle che hanno saputo adeguare le proprie produzioni, i propri manufatti, la propria struttura finanziaria alla rivoluzione tecnologica e pandemica che abbiamo vissuto nell’ultimo anno.
Gli indici di fiducia dei direttori acquisti delle aziende europee sono ai massimi dagli ultimi tre anni: 57,9 punti. Risultato che non si vedeva dai tempi in cui il Covid non era minimamente entrato nel nostro linguaggio quotidiano. Se ci limitiamo all’Italia, notiamo che il trend è lo stesso: l’indice Pmi manifatturiero si è attestato a 56,9 punti, anche in questo caso il livello più alto dell’ultimo triennio. A sostenere l’industria nazionale sono vari comparti: la meccanica in Lombardia, il biomedicale in Emilia, la farmaceutica e l’alimentare nel Lazio, solo per citarne alcuni. Nei prossimi mesi potranno godere di un doppio effetto benefico: una ripresa del commercio internazionale, soprattutto da Cina e Stati Uniti, e il ritorno della locomotiva tedesca, che si prevede possa tornare a sbuffare a pieno regime dopo mesi di passo lento. Doppio effetto che per le imprese italiane significa aumento della domanda; per i lavoratori aumento delle opportunità d’impiego e per i conti pubblici aumento delle esportazioni.
Oltre alla manifattura, ci si aspetta che un buon contributo al pil italiano del 2021 venga dal settore dell’edilizia. Secondo il centro studi dell’Ance, infatti, quest’anno ci sarà probabilmente un rimbalzo dell′8,6% rispetto all’anno scorso. Recupero dovuto principalmente a due fattori: le ristrutturazioni di chi deciderà di sfruttare l’ecobonus e i cantieri pubblici che dovrebbero essere aperti quest’anno. Ovviamente per quest’ultimo, tutto dipende dalla capacità del sistema Italia di spendere le risorse disponibili, europee e non. Anche questa volta, quindi, gran parte della ripartenza italiana anche stavolta poggia su mattoni e bulloni. Per un paese che è pur sempre la seconda potenza manifatturiera europea, dopo la Germania.
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