Piccoli segnali di ripresa autunnale dell’industria. Secondo le elaborazioni dell’Istat, a ottobre il fatturato del settore secondario, al netto dei fattori stagionali, è aumentato del 2,2% rispetto al mese precedente. Nella media poi del trimestre agosto-ottobre si è registrata una crescita del 14,3% rispetto al trimestre precedente.
Ma non solo. Gli ordinativi dell’industria hanno registrato un incremento congiunturale sia nel confronto su base mensile (+3% rispetto a settembre), sia nella media di agosto-ottobre rispetto ai tre mesi precedenti (+20,6%). Per gli ordinativi l’incremento deriva da aumenti di ampiezza pressoché analoga sui due mercati (+3,0% quello interno e +2,8% quello estero). In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi segna una crescita dell’1,2%, sintesi di un incremento delle commesse provenienti dal mercato interno (+3,6%) e di un calo di quelle provenienti dal mercato estero (-2,3%). La maggiore crescita si registra per il settore dei mezzi di trasporto (+12,2%) e per l’industria dei macchinari e delle attrezzature (+4,1%), mentre i risultati peggiori si rilevano nell’industria tessile e dell’abbigliamento (-8,7%) e in quella farmaceutica (-12,8%).
Gli ordini all’industria salgono del 3% ma in Germania calano le stime di crescita
Intanto in Germania l’Istituto Ifo ha abbassato le previsioni di crescita economica per il prossimo anno. I suoi ricercatori si aspettano ora che l’economia tedesca cresca del 4,2%, rispetto alla loro precedente previsione del 5,1%. In cambio, hanno aumentato le loro previsioni per il 2022 a più 2,5 per cento da più 1,7 per cento. “Le recenti chiusure in Germania e in altri Paesi stanno spingendo la ripresa. La produzione di beni e servizi non raggiungerà i livelli pre-crisi fino alla fine del 2021”, afferma Timo Wollmershauser, responsabile delle previsioni di Ifo. “L’anno in corso si concluderà probabilmente con un ulteriore calo del pil a seguito della chiusura”. Nel complesso, l’istituto Ifo prevede che la produzione economica tedesca si ridurrà del 5,1% nel 2020, rispetto alla precedente previsione dei ricercatori di meno 5,2%.