ECONOMIA

Intesa Sanpaolo testa Bitcoin: nuovi scenari per le criptovalute in Italia

Intesa Sanpaolo entra nel mercato delle criptovalute acquistando bitcoin. Un test che apre nuovi scenari finanziari in Italia ed Europa

Intesa Sanpaolo si trova al centro dell’attenzione per un’operazione innovativa nel campo delle criptovalute. Secondo quanto riportato da Wired il 13 gennaio, la banca torinese ha acquistato undici bitcoin, segnando la prima mossa significativa di un istituto di credito italiano in questo settore. Questo esperimento potrebbe aprire la strada a ulteriori sviluppi nel mercato finanziario e influenzare altre realtà bancarie.

Intesa Sanpaolo e l’acquisto degli 11 bitcoin: lo sviluppo delle criptovalute in Italia

L’acquisto di bitcoin da parte di Intesa Sanpaolo è il risultato di una strategia pianificata con cura. Dal 2023, la divisione Imi Cib della banca ha attivato un desk dedicato ai digital asset e al trading, che ha finora operato su ETF e future con sottostante bitcoin e altri asset digitali. Lunedì 13 gennaio, però, è stata realizzata la prima operazione esclusivamente in bitcoin, attraverso la Borsa di Stoccarda Digital, un leader europeo nell’infrastruttura per criptovalute e asset digitali. La Borsa di Stoccarda Digital fa parte del sesto gruppo di borse valori più importante a livello europeo.

Intesa Sanpaolo testa Bitcoin: nuovi scenari per le criptovalute in Italia – Foto Pixabay | PIRO4D

 

Il ritardo nell’avvio di queste operazioni, nonostante la preparazione fosse in corso da oltre un anno, sarebbe dovuto alla necessità di mantenere relazioni positive con la Banca d’Italia. Quest’ultima ha sempre manifestato una certa diffidenza nei confronti delle criptovalute, e il suo parere non può essere ignorato dagli istituti di credito. Per chiarire la posizione della banca, il 14 gennaio l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, è intervenuto pubblicamente. Messina ha affermato che, essendo Intesa una banca leader in Europa per capitalizzazione di mercato, è naturale che segua ciò che fanno altre grandi banche internazionali. Ha confermato l’investimento in bitcoin, sottolineando però che si tratta di importi limitati, definiti come un semplice esperimento. Ha precisato che, rispetto al portafoglio titoli complessivo della banca, che vale circa 100 miliardi di euro, un milione di euro rappresenta un investimento trascurabile.

Messina ha inoltre spiegato che questo test serve a preparare la banca nel caso in cui clienti sofisticati richiedano operazioni simili. Ha ribadito che tali investimenti devono essere riservati esclusivamente a investitori istituzionali o a clienti con elevate competenze finanziarie. Lo stesso Messina ha dichiarato di non investire personalmente in bitcoin, sottolineando che la banca non intende proporre questi strumenti al cliente retail. La strategia di Intesa punta quindi a mantenere un approccio prudente e orientato a clienti professionali, evitando il rischio che investitori inesperti si espongano a un mercato altamente volatile.

Una delle preoccupazioni principali delle istituzioni riguarda la facilità con cui le criptovalute potrebbero diventare accessibili al grande pubblico. Se investire in bitcoin diventasse semplice come usare un’app di home banking, ci sarebbe il rischio di attirare persone senza le competenze necessarie, esponendole a perdite significative. Messina ha quindi voluto chiarire che Intesa Sanpaolo non intende svolgere il ruolo di intermediario per il pubblico generico. Riguardo alla possibilità di ulteriori investimenti della banca in criptovalute come asset strategico, Messina non ha fornito dettagli. Per ora, i bitcoin acquistati restano un asset della banca, che li utilizzerà per valutare internamente i rischi e le opportunità legate a questo tipo di investimento.

L’iniziativa di Intesa Sanpaolo potrebbe spingere altre banche italiane a muoversi nello stesso ambito. Secondo fonti di Wired, molti istituti di credito, sia grandi che medi, sarebbero pronti a entrare nel mercato delle criptovalute, aspettando solo un segnale favorevole. Le norme esistono già, ma finora la moral suasion della Banca d’Italia ha frenato queste iniziative, considerato il rischio elevato associato al settore. Sebbene il regolamento europeo sugli asset crypto, noto come MiCA, abbia fornito un quadro normativo chiaro, la Banca d’Italia mantiene una posizione prudente.

A Palazzo Koch, sede della banca centrale, non sono stati rilasciati commenti ufficiali. Un portavoce ha semplicemente rimandato ai documenti già pubblicati sul sito istituzionale, mentre il governatore Fabio Panetta ha più volte espresso una posizione critica sulle criptovalute. Durante un intervento all’assemblea dell’ABI, Panetta aveva definito le criptovalute prive di valore intrinseco e altamente speculative, sottolineando che non offrono flussi di reddito come cedole o dividendi. Aveva inoltre evidenziato come le criptoattività siano spesso scambiate su piattaforme poco regolamentate, utilizzate a volte per evadere norme fiscali o finanziare attività illecite.

Panetta aveva concluso affermando che le criptovalute, prive delle caratteristiche fondamentali della moneta, rappresentano una scommessa speculativa dal valore instabile. Questa visione riflette la posizione prevalente tra le autorità italiane, che restano caute nell’aprire il mercato finanziario tradizionale a questi strumenti.

Nonostante le critiche, il mercato delle criptovalute continua a suscitare interesse. Il prezzo del bitcoin, al momento dell’acquisto da parte di Intesa Sanpaolo, era di circa 90mila dollari, vicino ai massimi storici raggiunti nel dicembre precedente. Due anni prima, nel dicembre 2022, il valore del bitcoin era di soli 15.833 dollari. Questa elevata volatilità attira sia investitori istituzionali che piccoli risparmiatori, sebbene comporti rischi significativi.

Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di Checksig, ha sottolineato come il bitcoin rappresenti un’innovazione paragonabile a internet per la trasmissione del valore. Secondo Ametrano, il problema principale del settore cripto è stato il ritardo dei regolatori nell’adottare norme chiare, lasciando spazio a operatori poco trasparenti. Con l’introduzione del regolamento MiCA, Ametrano prevede che nei prossimi 12-18 mesi sempre più istituzioni finanziarie tradizionali entreranno nel mercato, spingendo il valore del bitcoin verso nuovi massimi.

L’esperimento di Intesa Sanpaolo, dunque, rappresenta un primo passo verso un futuro in cui le criptovalute potrebbero diventare una parte integrante del sistema finanziario italiano ed europeo, aprendo scenari inediti per il settore bancario.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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