Ieri mattina nei supermercati italiani gli scaffali dedicati a prodotti come farina e pasta erano mezzi vuoti. Lo stesso per gli oli vegetali e per le conserve (principalmente di tonno e altri pesci) che necessitano di olio. Non sarà esattamente come la prima settimana del lockdown da pandemia Covid, ma molto ci riporta a quel marzo di due anni esatti fa. Anche perché alcune catene della grande distribuzione (come Md) hanno chiesto di non comprare più di due confezioni dei prodotti di cui c’è scarsa disponibilità. Questa volta, però, il problema non è chi fa incetta di cibo. Ma la minore produzione delle industrie alimentari, fortemente limitate negli approvvigionamenti di materia prima. Gli industriali del settore sono seriamente preoccupati.
L’ultimo a lanciare il grido d’allarme è stato ieri Roberto Fiorentini, uno dei leader italiani nel comparto degli snack bio salutistici, che potrebbe fermare già nelle prossime ore lo stabilimento di produzione a Trofarello, alle porte di Torino. Tra i vari prodotti, nei supermercati italiani manca l’olio di girasole, in questo momento il problema forse più grave dell’industria di trasformazione alimentare del nostro Paese. L’Ucraina, con una quota vicina all’80%, è il maggiore produttore mondiale di questo prodotto. L’Italia ne importa da Kiev il 63% di quanto ne usa e con la propria produzione (100 mila tonnellate di olio) non copre neanche un decimo del fabbisogno. Il blocco dei porti del Mar Nero, lo stop all’export di grano e mais dai paesi in guerra e l’imprevisto e contestato protezionismo ungherese e bulgaro che hanno bloccato le esportazioni, stanno avendo effetti pesanti su tutta l’industria alimentare italiana (pasta, dolci da forno e allevamenti in primo luogo). Come se non bastasse, le aziende iniziano ad avere carenza di cartone per gli imballaggi, perché produrlo non è più conveniente.
Nel settore alimentare non mancano i record dei prezzi a livello mondiale, come nel caso delle polveri di latte e delle uova che si avvicinano pericolosamente ai livelli del 2017, anno della contaminazione da fipronil. Nei prossimi giorni potrebbero anche iniziare a mancare i piselli. L’allarme l’ha dato ieri Aretè, società di analisi dei mercati agricoli. “Nella campagna corrente Russia ed Ucraina”, spiega in un suo report, “avevano fino ad ora parzialmente compensato la limitata offerta nordamericana”. Probabili, quindi, aumenti di prezzo dei piselli del 20%.
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