Non solo gas e petrolio. Una delle principali emergenze economiche che la guerra ha generato riguarda infatti il grano e la sua esportazione. Si tratta infatti di una materia prima che Europa, Italia e soprattutto Africa importano massicciamente dall’Ucraina. E proprio dal nostro Paese arriva ora un piano per far ripartire le esportazioni e contrastare la possibile crisi alimentare.
Che il problema sia serio lo dimostrano i costi delle materie prime, da settimane schizzati alle stelle. Circa un mese fa, il grano duro ha fatto registrare un aumento del prezzo del 4,6%. Quello tenero, invece, del 5,48%. Del resto, ci sono 25 milioni di tonnellate di grano bloccate nei silos dell’Ucraina. E il 5% di essi copre il fabbisogno della nostra Italia. Decisamente peggio va ad altri, dato che, secondo Confagricoltura, sono 50 i Paesi che dipendono dall’importazione di grano da Russia e Ucraina, tra cui Eritrea, Somalia, Madagascar, Tanzania e Congo. Nel frattempo, 53 Paesi vivono una situazione di crisi alimentare in Africa, e Siria, Palestina e Iraq.
Proprio per questo motivo, come spiega ‘Repubblica’, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha messo a punto un progetto che anche Joe Biden avrebbe già approvato. Il tutto è partito a metà maggio, quando il capo del nostro Governo ha incontrato il presidente Usa a Washington. L’idea, tanto complessa quanto ambiziosa, prevede la revoca del divieto di esportazione di grano a carico dell’Ucraina. Ma anche una sostanziale “tregua” da parte della Russia, al momento decisamente complessa da organizzare.
Draghi, oltre a parlarne con Biden, avrebbe già incassato il sostegno di Papa Francesco e attende ora il possibile supporto pubblico di Emmanuel Macron. “Sono in gioco milioni di vite umane“, avrebbe spiegato a Vladimir Putin, dal cui sì dipende l’intera operazione. Per far ripartire il commercio del grano, l’Ucraina dovrebbe rimuovere le mine difensive presenti sulle proprie coste, a condizione che la Russia non compia attacchi nel breve lasso di tempo in cui la regione di Odessa si riapra al commercio.
Lo scopo è quello di reimmettere nel mercato globale il prezioso grano bloccato in Ucraina a causa della guerra. Kiev però esita, forte della convinzione che la Russia possa non rispettare l’eventuale accordo. Non solo si ritiene infatti che le mine in questione siano presenti sul luogo solo a causa delle truppe di Mosca, ma anche che il Cremlino voglia la crisi alimentare per volgere il conflitto a proprio vantaggio e destabilizzare ulteriormente i Paesi occidentali.
Proprio per questo motivo il piano appare appeso a un filo, ma comunque esiste. Per diventare realtà sarà fondamentale il sostegno di buona parte del mondo, ma anche l’interesse di tutti (a partire da Ucraina e soprattutto Russia) affinché le scorte di cibo nel Pianeta non si esauriscano. E il grano non più in circolazione rischia di diventare una delle principali cause di una situazione sempre più fuori controllo.
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