La pandemia da Coronavirus, dal 2020 ad oggi, ha portato “in auge” le più disparate parole. Tra queste ci sono sicuramente lavoro agile e smart working, pratiche a cui i lavoratori di tutto il mondo si sono dovuti abituare per poter continuare a svolgere le loro attività lavorative in sicurezza, senza rischi di contagio. Il lavoro si è così “slegato” dal luogo fisico e molti hanno deciso di abbandonare le grandi città per tornare nel Paese natale, o “rifugiarsi” in zone più tranquille, lontane dal trambusto della città. Lavorare da casa, però, potrebbe voler dire vedersi ridurre lo stipendio fino ad un quarto. Questo potrebbe essere il destino dei dipendenti di Google.
“Work location tool”, la piattaforma di Google per controllare la retribuzione di chi lavora in smart working
L’azienda americana, con sede nel cosiddetto Googleplex, ha infatti deciso di decurtare una parte dello stipendio a tutti i suoi dipendenti che decideranno di non tornare in ufficio nella ripresa post pandemia. Google ha infatti messo a punto una piattaforma, chiamata “Work location tool“, che sarà utilizzata per controllare la retribuzione per chi lavorerà a distanza.
Il tool sarà basato sulla retribuzione sul costo della vita nei luoghi di smart working e sul mercato del lavoro locale. Così, i dipendenti della società di Mountain View potrebbero vedere il loro stipendio ridursi fino al 25% in meno.
I dati del tool dell’azienda americana visionati da Reuters
A visionare per prima i risultati del “Work location tool” di Google è stata l’agenzia Reuters. Diversi gli esempi riportati, tra cui quello di un impiegato della società, pendolare da una contea vicina a Seattle, che potrebbe vedere il suo stipendio decurtato del 10%, lavorando a tempo pieno da casa.
Un altro esempio riportato da Reuters è quello di un possibile dipendente che vive a Stanford, nel Connecticut, a circa un’ora di treno da New York. Il soggetto, secondo il tool di Google, potrebbe essere pagato il 15% in meno se dovesse decire di lavorare da casa.
Il taglio allo stipendio più drastico, fino al 25%, potrebbe essere invece rivolto ai dipendenti che decidono di rimanere in smart working e vivere in una zona più vicina alla costa, come ad esempio il lago Tahoe.
“È chiaro che Google non dovrebbe fare una mossa del genere“. A dirlo a Reuters è Jake Rosenfeld, professore di sociologia alla Washington University di St. Louis. La scelta di ridurre il salario dei dipendenti che lavorano in smart working, infatti, potrebbe avere impatti, anche piuttosto gravosi, sulle famiglie. “Google ha pagato questi lavoratori al 100% in questi mesi. Quindi non è che possono permettersi di continuare a pagarli così, anche se scelgono di continuare a lavorare a distanza“.
Il rientro in ufficio è previsto per gennaio 2022
Per il rientro effettivo in ufficio da parte dei dipendenti dell’azienda americana bisognerà aspettare ancora qualche mese. Infatti, il diffondersi della variante Delta negli Stati Uniti ha fatto slittare il rientro a lavoro, che adesso è previsto per gennaio 2022.
A rientrare con l’inizio dell’anno nuovo non saranno solo i dipendenti di Google, ma anche quelli di altre grandi società della Silicon Valley, come Amazon, Twitter e Facebook. Inoltre, per quanto riguarda la riduzione dello stipendio prevista per chi lavorerà in smart working, anche Twitter e Facebook hanno deciso di pagare stipendi ridotti ai loro dipendenti che hanno deciso di lavorare in zone dove il costo della vita è inferiore rispetto alla città in cui si trova il luogo di lavoro.