“Tra il 2000 e il 2019 i giovani occupati nella fascia d’età 15-34 anni sono diminuiti di 2 milioni e mezzo e, nello stesso periodo, è aumentata la quota di giovani che non lavorano e non cercano un’occupazione (dal 40% al 50%)“. A osservarlo è l’Ufficio Studi Confcommercio, che in una sua analisi sull’occupazione in Italia abbraccia una forbice temporale di vent’anni. Che poco c’entra, dunque, con l’emergenza Coronavirus scoppiata nell’anno successivo.
Disoccupazione, imprese ed expat: per i giovani è un disastro
“C’è stato un mondo prima del Covid e ce ne sarà uno dopo, con dati economici e analisi sociologiche che assumono connotati completamente diversi influenzati in maniera decisiva dagli effetti della pandemia. In Italia però c’è una situazione, che già prima dell’avvento del coronavirus, presentava delle negatività quasi ‘storiche’: la disoccupazione e la marginalizzazione delle giovani generazioni“, sottolinea Confcommercio.
Il problema, peraltro, si estende anche oltre i confini (già drammatici) della disoccupazione. “Anche per chi l’impiego ce l’ha, le cose non vanno meglio“, aggiunge infatti Confcommercio. Che spiega: “Tra il 2004-2019, si riducono di oltre un quarto i giovani lavoratori dipendenti (-26,6%) e risultano più che dimezzati gli indipendenti (-51,4%)“. A questo bisogna aggiungere “la sparizione di 156 mila imprese giovanili e la scomparsa di 345 mila giovani espatriati negli ultimi 10 anni“.
Le risposte e le speranze nel PNRR: su cosa lavorare
Altro dramma è quello degli stipendi. “Tra il 1997 e il 2016 – sottolinea Confcommercio –, il reddito d’ingresso per i giovani lavoratori fino a 30 anni è calato del 7,5% per i dipendenti e ha registrato un crollo del 41% per gli indipendenti (imprenditori, lavoratori autonomi, liberi professionisti)“. Dati, si spiega, più italiani che europei. “Negli ultimi 20 anni in Germania i giovani occupati sono diminuiti 10 volte di meno (-235mila contro 2,5 mln)“, si legge nello studio.
La risposta a questa emergenza, secondo Confcommercio, sta nel Recovery Plan. “Ad un quadro così problematico una risposta efficace potrà venire dall’attuazione di quanto è previsto nel PNRR, che ha come priorità trasversali le donne, i giovani ed il Sud“. Segue un ulteriore consiglio al Governo. “Per rilanciare l’imprenditoria giovanile e, in generale, l’occupazione delle giovani generazioni sicuramente occorrono meno tasse e burocrazia e politiche più orientate a ridurre i gap di contesto“. Questi ultimi, suggerisce lo studio, riguardano “microcriminalità, logistica, formazione del capitale umano“.