I giganti del web e del software (il cosiddetto settore WebSoft) non conoscono crisi, né hanno particolarmente risentito della pandemia di coronavirus. A loro vantaggio, però, ci sono regimi fiscali agevolati che hanno consentito di risparmiare, nell’ultimo quinquennio, circa 46 miliardi di euro di tasse. È quanto emerge da uno studio effettuato da Mediobanca, che riguarda principalmente il periodo 2015-2019 ma che fa anche cenno ai risultati del primo semestre del 2020.
Il confronto fra le prime 25 aziende del WebSoft e le grandi aziende manifatturiere è impietoso. le prime, infatti, hanno raccolto un fatturato dieci volte superiore nel periodo 2015-2019 e soltanto nell’ultimo anno sommano circa 1.014 miliardi di euro. Amazon, con circa 250 miliardi, è al primo posto, seguita da Alphabet (la holding cui fa capo Google) e Microsoft. Oltre al fatturato, sono aumentati gli utili, la forza lavoro e la quotazione in Borsa.
A fare da contraltare a questi dati sono però quelli del gettito fiscale. Secondo l’Ufficio Studi di Mediobanca, circa la metà dell’utile ante-imposte dei colossi di internet è tassato in Paesi con fiscalità agevolata. Come esempi sono citati Irlanda e Singapore, ma anche Usa e Cina godono di particolari vantaggi in alcune aree dei rispettivi Paesi. Il risultato è un risparmio di 46 miliardi di euro di tasse, sfruttando un tax rate del 16,4% ben al di sotto di quello teorico che gli analisti di Mediobanca pongono al 22,2%. E la proporzionalità fra utili e risparmio fiscale non è diminuita nel primo semestre del 2020 nonostante la pandemia: il fatturato dei giganti del WebSoft, infatti, è aumentato del 17% mentre le aziende manifatturiere hanno perso l’11%.
Le grandi holding di internet operano in Italia attraverso aziende controllate, presenti in gran parte nelle province lombarde di Milano e Monza-Brianza. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha rilevato che l’aggregato 2019 delle filiali italiane ha un fatturato di oltre 3,3 miliardi, lo 0,3% del totale delle aziende web e software a livello mondiale. Ha anche aumentato il numero di occupati, portandoli in dodici mesi da 10mila a 11mila.
L’anno scorso i big di internet hanno versato al fisco italiano circa 70 milioni di euro, per un’aliquota fiscale effettiva del 32,1%. Ma secondo Mediobanca resta difficile monitorare il non tassato. L’Ufficio Studi cita, in particolare, l’esempio di Amazon: l’azienda creata da Jeff Bezos ha 9 società italiane e 2 succursali delle proprie società lussemburghesi. Una stima sul fatturato totale generato in Italia dall’azienda di e-commerce si attesta sui 4,5 miliardi di euro mentre con i bilanci disponibili, quelli delle società italiane, gli analisti di Mediobanca hanno potuto mappare un giro d’affari pari a ‘soli’ 1,1 miliardi di euro.
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