Scende ancora l’erogazione di gas all’Europa da Nord Stream 1. Il flusso garantito dal gasdotto, in data mercoledì 27 luglio, è arrivato al 20%. Decisamente meno anche rispetto ai giorni passati. Come ha spiegato Gascade, il gestore tedesco dei due punti di arrivo delle condutture dalla Russia a Lubmin, un’altra turbina è ora chiusa. E se l’Europa nelle scorse ore ha provato a rispondere, la preoccupazione continua a crescere.
La ‘TASS’, agenzia di stampa russa molto vicina al Cremlino, ha parlato del trasporto di 1,28 milioni di metri cubi di gas all’ora. Una quantità sì equivalente al 20% della portata massima di Nord Stream 1, ma conforme alle applicazioni vigenti. La realtà, però, è che intanto Gazprom ha comunicato che in giornata la consegna arriverà a 27 milioni di metri cubi, mentre nei giorni scorsi la quota era di circa 34 milioni.
Gli effetti si sono già visti sui mercati. In Europa le apprensioni in vista di un inverno con carenza di gas crescono sempre più. E le conseguenze riguardano soprattutto il prezzo della materia prima: ad Amsterdam il prezzo vola a 225 euro al megawatt/ora, con un incremento dell’12%. A Londra le quotazioni salgono a 404 penny al Mmbtu (+9%).
Uno sviluppo che in Europa si era previsto, ma che il Cremlino aveva ampiamente smentito nelle scorse ore. Solo lunedì il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, aveva detto che Mosca “non è interessata” a una completa cessazione delle forniture di gas ai Paesi europei. “La Russia è un fornitore responsabile”, affermò. “Indipendentemente da ciò che si dice nella Commissione europea, nelle capitali europee, negli Stati Uniti, la Russia era, è e continuerà ad essere il Paese che garantisce largamente la sicurezza energetica dell’Europa”.
Per tutti questi motivi il Consiglio europeo ha approvato martedì un piano di emergenza da attuarsi in caso di interruzioni da parte della Russia delle forniture di gas. Sulla situazione del nostro Paese si è soffermato il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “Abbiamo stabilito un regolamento per il risparmio di gas quantificato sul 15%. Prima su base volontaria, e che poi, in caso di emergenza energetica, può diventare obbligatorio. Il 15% è stato calcolato in base alle condizioni locali di ogni singolo Paese. Per l’Italia, quindi, si parla nello specifico di un 7% circa rispetto alla media del gas annuale degli ultimi cinque anni”.
“L’Italia al momento ha raggiunto un livello di riserve di gas pari al 70,5%, a fronte di un obiettivo dell’80% entro l’inizio dell’inverno”, ha concluso il ministro Cingolani.
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