Carlo Bonomi, presidente designato di Confindustria, lancia l’allarme su una possibile emergenza sociale, causata dal Coronavirus, che potrebbe esplodere il prossimo autunno se non dovesse essere controllata in questa Fase 2. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex numero uno di Assolombarda ritiene che, anche si stabilisce che le imprese non debbano licenziare, tuttavia “non si salvano per legge le aziende dal fallimento”. “La risposta del Governo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di danaro a pioggia”, sottolinea Bonomi. “Ma quando i soldi saranno finiti, senza nel frattempo aver fatto un solo investimento nella ripresa del sistema produttivo, allora la situazione sarà drammatica”.
Il presidente designato di Confindustria si dice molto perplesso sul decreto Aprile: “Non c’è niente sull’industria. Prevale la logica del dividendo elettorale garantendo nel brevissimo periodo un po’ di soldi a ciascuna categoria sociale”. Giudizio negativo anche per quello che riguarda il decreto Liquidità: “Troppa burocrazia”, afferma drasticamente Carlo Bonomi. “E poi quando un’impresa chiede fondi è perché ha un progetto da realizzare. Le politiche del governo aumentano l’incertezza. Tirando le somme, la liquidità alle imprese non sta arrivando”.
“Le proposte non ci mancano. Peccato che al governo difetti la volontà di ascoltare. Ho l’impressione che ci si prepari fin d’ora a scaricare le responsabilità su banche e imprese. Non lo permetteremo”. Il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, è quindi molto scettico sulla capacità del Governo di risolvere i problemi economici derivati dal Coronavirus. In ogni caso, indica le prime misure che a suo avviso l’esecutivo dovrebbe adottare. “Chiediamo che si sblocchino tutte le opere pubbliche già finanziate“, afferma Bonomi. “Inoltre, sia gli incentivi di industria 4.0 e sia i pagamenti dei debiti che lo Stato deve alle imprese devono trasferirsi in liquidità immediata, cioè con una detrazione sulle imposte che si pagano quest’anno”.
Infine un commento sull’inizio della fase 2 da parte di Bonomi. “Le imprese sono pronte e lo hanno dimostrato, basta guardare ai settori che non hanno mai spesso di produrre”, ma lo Stato “faccia il regolatore, stimoli gli investimenti” perché, conclude, “non abbiamo bisogno di uno Stato imprenditore, ne conosciamo fin troppo bene i difetti”.
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