Una risaluta del Pil del 4,9% nel trimestre luglio-settembre, un promettente +0,7% complessivo nel periodo che va da gennaio al nono mese dell’anno rispetto al 2019. La Cina, primo Paese al mondo in ordine cronologico a subire gli effetti del coronavirus, torna a veder crescere la propria economia ed è attualmente l’unico indicato in risalita dal Fondo Monetario Internazionale.
Dopo il tremendo -6,8% del primo trimestre del 2020, causato soprattutto dalle severissime disposizioni in materia di lockdown, l’economia della Cina ha quindi ripreso la sua corsa nei sei mesi successivi: +3,2% nel trimestre aprile-giugno, +4,9% nei 90 giorni successivi. E il governatore della Banca centrale cinese, Yi Gang, prevede una ulteriore crescita negli ultimi tre mesi dell’anno: +2% la sua stima, secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali, che citano fonti del governo cinese.
I dati sul commercio diffusi da quest’ultimo sono ritornati ai livelli pre-pandemia, e alla crescita economica dal punto di vista industriale hanno contribuito la domanda globale di mascherine e attrezzature mediche prodotte in Cina. Non a caso, sono le cifre dell’import/export a vedere la crescita più corposa: +9,9% le esportazioni, +13,2% le importazioni, anche grazie a misure più contenute per quel che riguarda gli spostamenti commerciali.
L’economia cinese aveva sofferto non poco la chiusura delle fabbriche a inizio 2020, ma già nel mese di marzo il Partito Comunista aveva dichiarato la pandemia di Covid-19 in Cina sotto controllo, consentendo la riapertura in tutti i settori produttivi. Poche settimane dopo anche il lockdown era stato definitivamente allentato, fatti salvi alcuni focolai prontamente isolati, soprattutto nelle metropoli. A contribuire alla ripresa economica anche un piano di investimenti di 240 miliardi di euro con obiettivo principale la creazione di 9 milioni di posti di lavoro.
Julian Evans-Pritchard, esperto in economia cinese all’interno di Capital Economics, ha dichiarato a The Economist che comunque, in questo senso, la ripresa è “sempre più ampia, e dipende sempre meno dalle politiche di supporto del governo”.
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