Salta il contributo di solidarietà: cosa prevedeva la norma bocciata nel CdM

Durante la cabina di regia Mario Draghi aveva proposto un “contributo di solidarietà” da destinarsi a un fondo dedicato per fronteggiare il caro delle bollette. Specialmente quella del gas, che secondo molti dovrebbe aumentare fino a raggiungere percentuali pari al 50%. Tuttavia questa norma, che puntava a colpire direttamente le fasce alte di reddito, è salta nell’ultimo Consiglio dei Ministri. Sull’intervento si erano detti a favore Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali. Mentre avevano espresso i loro dubbi Lega, Forza Italia e Italia Viva. Il punto che era al centro del dibattito riguardava la cifra sopra la quale il governo avrebbe dovuto richiedere il contributo.

Che cos’è il contributo di solidarietà e come incide nella Manovra

In ambito di previdenza, il contributo di solidarietà è la quota di pensione richiesta dagli enti stessi per finanziare la gestione del servizio in situazioni di disavanzo. In questo caso, invece, il contributo di solidarietà era una sospensione dell’entrata a regime del taglio IRPEF previsto per il 2022 (e forse anche nel 2023). Ma solo per i redditi superiori ai 75 mila euro annuali. La proposta di congelare per uno o due anni il taglio dell’Irpef, per le fasce di reddito oltre quella soglia, serviva a racimolare altre risorse per contrastare il rincaro delle bollette.

Destra e sinistra sono spaccati. Nessuno si era formalmente posto contrario alla proposta, ma i primi chiedono che il reddito minimo per far scattare il contributo venisse innalzato a 100 mila euro. Da sinistra invece erano arrivate richieste di abbassare il limite a 60 mila. 75 mila rappresentava la mediazione voluta da Draghi. Niente da fare, però. Implicita, dunque, rimane la conferma dell’impianto sul taglio delle tasse. Si tratta di 7 miliardi solamente destinati al taglio dell’IRPEF, mentre 1 miliardo per l’IRAP. Gli sgravi contributivi di 1,5 miliardi stanziati dal governo verranno destinati, per il 2022, ai dipendenti sotto i 35mila euro di reddito, e non più sotto i 47mila come nell’accordo raggiunto tra Mef e partiti la settimana scorsa. È bene ricordare comunque che la riduzione del cuneo contributivo sarà da considerarsi valida solamente per il prossimo anno solare.

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