Cnapi: stabilite 67 aree per deposito dei rifiuti radioattivi italiani

I rifiuti radioattivi rappresentano da tempo un problema che l’Italia è chiamata a risolvere. E una risposta è arrivata nella notte tra il 4 e il 5 gennaio, quando il ministero dello Sviluppo e il ministero dell’Ambiente hanno dato il via libera alla Sogin per la pubblicazione della Cnapi. Quest’ultima, per esteso la “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee“, include l’indicazione delle zone di tutto il Paese destinate a conservare il pericoloso materiale frutto degli ormai smantellati impianti nucleari.

Rifiuti radioattivi: un annoso problema

Nella Cnapi figurano 67 luoghi potenzialmente idonei allo scopo, spalmati su sette Regioni d’Italia. Si tratta di Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. A stabilirli, come detto, è stata la Sogin. Quest’ultima è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

I luoghi indicati nella Cnapi non sono tutti equivalenti tra loro, ma presentano differenti gradi di priorità. Come spiega la Sogin, la loro scelta deriva da “un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni“. La conclusione dello studio “testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del Governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea“.

Cnapi: l’elenco dei 67 siti per lo smaltimento

La Sogin ricorda anche che “attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo“. Proprio per questo motivo era importante delineare i luoghi idonei tramite il Cnapi. I documenti inclusi in quest’ultimo, ora, saranno oggetto di consultazione per due mesi. Nei quattro mesi successivi si procederà quindi al seminario nazionale sul tema.

Ecco dunque l’elenco completo dei 67 siti potenzialmente destinati allo smaltimento dei rifiuti radioattivi italiani. Ognuno di loro fa parte di cinque macrozone. Maggiori dettagli sul sito depositonazionale.it.

  • Piemonte (province di Torino e Alessandria), 8 aree: Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo.
  • Toscana e Lazio (province di Siena, Grosseto e Viterbo), 24 aree: Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano.
  • Puglia e Basilicata (province di Bari, Taranto, Potenza e Matera), 17 aree: Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso.
  • Sicilia (province di Palermi, Trapani e Caltanissetta), 4 aree: Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera.
  • Sardegna (province di Oristano e Sud Sardegna), 14 aree: Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei.
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