Più sezioni con meno alunni per evitare classi sovraffollate soprattutto nelle scuole dove il tasso di dispersione scolastico è elevato. Lo stabilisce la bozza della legge di bilancio con una norma che mira a creare nuove classi in deroga ai limiti previsti dalle leggi. Ma sarà davvero la fine delle cosiddette classi pollaio? Con l’obiettivo di rafforzare il diritto allo studio nelle classi numerose, la norma introduce la possibilità di creare nuove sezioni in deroga ai limiti previsti dalla legge. Sarà il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a individuare, tramite decreto, i criteri, nel limite delle risorse e della dotazione di personale disponibili a legislazione vigente.
Quella delle classi pollaio è da sempre una questione viva e sentita in tutto il mondo della scuola. Specialmente, ai tempi della pandemia, quando la necessità di evitare sovraffollamento negli ambienti chiusi ha accelerato un processo che la scuola chiede a gran voce ormai da anni. Secondo i calcoli del Miur, le classi pollaio rappresentano il 2,9% del totale e sono concentrate soprattutto negli istituti tecnici delle grandi metropoli. Ma come i presidi non si stancano di denunciare, se ne trovano anche nei licei e nelle scuole dell’infanzia.
Ma quanti alunni conta una cosiddetta classe pollaio? Come recentemente dichiarato dal ministro Bianchi, quando il numero degli alunni è al di sopra dei 27, allora si considera la classe come sovraffollata. “Le riforme definiranno non solo e non tanto il numero di alunni ma un vero e proprio equilibrio da raggiungere in ogni classe. La questione va affrontata strutturalmente. Il tema è importante, per me questa è una priorità assoluta“, ha ribadito il ministro dell’Istruzione.
Ma il problema delle classi pollaio non è relativo soltanto all’emergenza sanitaria. Nella storia delle riforme scolastiche, non c’è ministro che non se ne sia fatto carico. L’ultima era stata Lucia Azzolina con una proposta di legge che puntava a ridurre il numero massimo di alunni per classe a 22. Ma, una volta diventata ministra e constatate le risorse destinate alla scuola, aveva dovuto arrendersi. La manovra sarebbe costata ben due miliardi l’anno. Prima di lei, era stata la ministra Gelmini a fissare il numero minimo e massimo di alunni, in una legge di contenimento della spesa. Quindi, 18-29 per le scuole materne, 15-27 per le elementari, 18-28 per le medie e minimo 27 massimo 30 per le superiori.
Su come destinare i fondi del Pnrr, genitori, docenti e personale scolastico hanno pochi dubbi. Secondo un recente sondaggio del portale Tecnica della Scuola, il 70% dei lettori ritiene prioritaria la riduzione degli alunni per classe. Segue l’esigenza di attuare la messa in sicurezza (14%) degli edifici scolastici, specialmente al Sud. Mentre percentuali più basse (inferiori al 10%) sono confluite su infrastrutture e formazione digitale, palestre e mense, estensione del tempo pieno e asili nido.
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