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Stamattina nella sede toscana della Cgil a Firenze sono stati presentati i risultati di una ricerca sulla pandemia e sulle ricadute occupazionali. In particolare per quanto riguarda i rischi di una disoccupazione di massa. Una prospettiva che Gianfranco Francese, presidente dell’Istituto di ricerca economiche e sociali (Ires), inquadra senza giri di parole.
I rischi del blocco dei licenziamenti
Il quadro che emerge dalla sede della Cgil è estremamente preoccupante. “Purtroppo – spiega Francese – lo scenario che avevamo previsto si è realizzato, e oggi presentiamo un saldo molto negativo in termini occupazionali. Ci sono oltre 20 mila posti persi nel 2020, malgrado le misure di tutela con il blocco dei licenziamenti. Ma a questo si aggiunge una situazione che potrebbe degenerare nei prossimi mesi, proprio per effetto della fine del blocco“.
L’allarme lanciato in sede Cgil riguarda il rischio di un’ulteriore crescita della disoccupazione. “Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, l’anno scorso sono state interessate oltre 170 mila persone. Quest’anno hanno riguardato oltre 155 mila persone – sottolinea il presidente Ires –. Ciò riguarda sia la cassa integrazione che i fondi di solidarietà Inps che intervengono per quei comparti produttivi che non hanno diritto alla cassa integrazione. È un utilizzo enorme. In questa situazione apparentemente ferma si nasconde una quota di disoccupazione potenziale molto significativa“.
Che cosa teme la Cgil
La segretaria della Cgil Toscana, Dalida Angelini, commenta a sua volta tali dati: “Noi siamo fortemente preoccupati, perché abbiamo fatto questo quadro sull’economia della Toscana, in particolare per quanto riguarda l’occupazione. Noi siamo una Regione che purtroppo sta perdendo pezzi importanti della manifattura. C’è quindi bisogno di rilanciare l’idea di futuro dell’industria nel nostro Paese, perché in genere la manifattura garantisce anche un lavoro di qualità“.
“Purtroppo, a fronte di aziende industriali che se ne vanno, si aprono e sviluppano terziario e servizi. Si pensi che l’85% dei lavoratori assunti nella manifattura sono a tempo pieno e indeterminato. Questa percentuale scende a 75% nel commercio e addirittura al 40-45% nel settore di servizi e turismo. C’è bisogno di rilanciare un’idea di futuro dell’industria nel nostro Paese. In modo particolare per ciò che riguarda la Toscana“, ha concluso la segretaria della Cgil.