I mercati internazionali e mondiali sono in fibrillazione, e il timore di rivivere l’esperienza che condusse alla crisi finanziaria del 2007-2008 esiste. In Cina è infatti in corso il crollo verticale di Evergrande, colosso immobiliare cinese, alla Borsa di Hong Kong. E la memoria torna inevitabilmente alla bolla immobiliare americana degli anni 2000. Con un’eventuale “Lehman Brothers asiatica” che avrebbe pesanti ripercussioni sul sistema finanziario globale.
Evergrande, lunedì, ha perso addirittura l’87% del proprio valore, arrivando al -18,1% sul listino di Hong Kong. La chiusura alla Borsa locale è stata poi del -10,24%, che rappresenta comunque i minimi dal maggio del 2010. La grande apprensione conduce ora al giorno di giovedì, quando arriverà la scadenza del pagamento degli interessi su bond offshore. Con la nettissima sensazione che tale pagamento non avrà luogo.
Ciò che i mercati temono è che questo possa scatenare un effetto domino, come già avvenuto ormai quasi 15 anni fa. Il tonfo di Evergrande potrebbe trascinare verso il basso la Borsa di tutto il mondo, con un’ondata generale e incontrollata di vendite a tappeto. Tanto più che la bolla immobiliare, secondo gli analisti, potrebbe indurre Pechino a estendere le proprie politiche sulla casa anche a Hong Kong. Trattando le abitazioni come un “bene per vivere, e non per la speculazione“.
Gli effetti di tale situazione, che si può metaforicamente definire come un poderosissimo tuono con il cielo completamente nero senza però che si sia ancora scatenato il temporale, già si vedono. Il lunedì si è chiuso con la Borsa in pesante flessione in tutta Europa. Inclusa Milano, dove si è registrato il -2,5%. Ma il fatto che il problema rischi di riguardare tutti è ben evidenziato dal petrolio, che perde quasi il 2%, e dal pesantissimo -10% dei Bitcoin.
La speranza degli analisti è che si sia trattato di un semplice “lunedì nero” della Borsa, con una volatilità molto elevata le cui origini sarebbero la conseguenza di un lungo periodo di tranquillità e valutazioni molto elevate dei titoli. La sensazione però è che Evergrande stia galoppando velocemente verso un possibile default, e che questo rappresenti solo l’aspetto più visibile di una bolla immobiliare cinese ancora più generalizzata.
D’altronde esiste un esempio molto chiaro che la Borsa mondiale può prendere a riferimento. La bolla immobiliare americana fu diretta conseguenza della bolla di Internet, datata 2000-2001. Quest’ultima indusse la Federal Reserve ad abbassare il tasso chiave all’1%, portando tantissimi piccoli risparmiatori a investire sul mattone. Ciò scatenò una pesantissima inflazione, e quando nel 2006 il tasso fu portato improvvisamente al 5%, moltissimi rimasero spiazzati. Quasi tre milioni di famiglie americane non potevano più sostenere il mutuo, scatenando un drammatico effetto domino.
Le loro proprietà furono sequestrate e rimesse in vendita, e il fatto che fossero così numerose aumentò a dismisura l’offerta. L’abbondanza di alternative fece quindi diminuire ulteriormente i prezzi, con le strutture che recuperarono quindi solo in parte le cifre che avevano investito. Di conseguenza non riuscirono ad onorare i debiti che a loro volta avevano con le banche, scatenando la crisi che bene abbiamo conosciuto. E che ora, in Borsa, si spera non si ripeta. Con l’effetto domino che, in questo caso, partirebbe dalla Cina.
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