BitGrail, truffa da 120 milioni: identificato l’hacker responsabile

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La Polizia Postale ha scoperto l’identità dell´autore del più grande attacco cyber-finanziario in Italia, uno dei più grandi mai realizzati nel mondo nel settore delle criptovalute. Il responsabile è un trentaquattrenne fiorentino, Francesco Firano, che ha creato un “buco” pari a 120 milioni di euro, hackerando la piattaforma informatica BitGrail. In totale ha truffato 230 mila risparmiatori.

La più grande operazione anti cyber-pirateria finanziaria

L’uomo, dopo essere stato scoperto, è stato accusato di frode informatica, auto-riciclaggio e bancarotta fraudolenta. La polizia postale italiana ha commentato con entusiasmo la propria operazione legata al caso BitGrail. “Una pietra miliare a livello mondiale nel settore delle indagini sulle criptovalute, con un’indagine unica nel suo genere ad alto impatto tecnologico“, si legge.

Francesco Firano, l’hacker individuato dalla Polizia Postale, era amministratore unico di una società italiana che gestiva una piattaforma di scambio di cryptovalute (“exchange“). Non era mai successo in Italia, ma nemmeno in Europa, che si documentassero condotte fraudolente e distrattive a danno degli investitori, poste in essere integralmente tramite impiego di monete virtuali e su piattaforme informatiche. Come, appunto, BitGrail.

Come l’hacker completò il maxifurto e la chiusura di BitGrail

L’operazione permise all’hacker di completare il furto di un’ingente somma della cryptovaluta denominata “Nano” Xrp per un controvalore di circa 120.000.000 di euro. Il tutto fu possibile sfruttando un bug del protocollo Nano ed effettuando illecite transazioni su BitGrail. Queste ultime sono tutte relative al mese di gennaio 2018. La responsabilità di Firano è emersa dopo una lunga indagine coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma e addirittura con il supporto dell’Fbi americana.

BitGrail, l’exchange italiano per criptovalute, fu costretta alla chiusura nel gennaio 2019. Come ricorda ‘Il Sole 24 Ore’, al momento della cessione della propria attività, la società fu sottoposta a sequestro di criptovaluta da parte della Procura della Repubblica di Firenze. Gli atti riferiscono di un sequestro di circa 2.345 bitcoin e 4 milioni di Nano per circa 36 milioni di euro.

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