Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha lanciato una sfida significativa durante la presentazione del rapporto Ocse “Education at a Glance 2023“, e cioè quella di ripristinare il prestigio sociale e l’autorevolezza della professione di insegnante. Questa sfida è particolarmente impegnativa, soprattutto considerando i dati preoccupanti espressi dallo stesso rapporto. In Italia, infatti, i problemi nella scuola non sono limitati solo ai bassi salari in diminuzione e alla carenza di personale. Un altro dato allarmante riguarda i diplomati italiani: il 14% dei giovani adulti nei paesi Ocse non ha un diploma, ma in Italia questa percentuale sale al 22%. Sono sfide importanti da affrontare per migliorare il sistema educativo italiano e garantire un futuro migliore per le nuove generazioni.
Ma partiamo dalla scuola della prima infanzia: qui il personale di sesso maschile è bassissima. Gli uomini rappresentano solo l’1% del personale docente dell’istruzione pre-primaria. Un altro dato preoccupante riguarda l’età avanzata degli insegnanti in Italia. Il 60% del personale docente nella scuola secondaria superiore ha 50 anni o più, mentre la media nei paesi Ocse è significativamente più bassa, fermandosi al 40%.
Inoltre, gli stipendi medi effettivi degli insegnanti rappresentano solo il 69% degli stipendi di altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria. Questo fatto, evidenziato dallo studio, riduce l’attrattività della professione di insegnante per i nuovi candidati. Affrontare queste sfide diventa cruciale per valorizzare e migliorare il sistema educativo italiano.
Le carenze di personale docente sono un problema che affligge molti Paesi dell’Ocse. In generale, la professione di insegnante spesso non è considerata attraente dal punto di vista finanziario. Gli stipendi effettivi dei docenti nella scuola secondaria inferiore risultano in media inferiori del 9% rispetto a quelli dei lavoratori con un livello di istruzione terziaria. In alcuni Paesi, però, questo divario supera addirittura il 30%.
Questo aspetto mette in luce una sfida globale nell’ambito dell’istruzione, con la necessità di riconoscere il valore del lavoro dei docenti e di incentivare nuovi talenti a intraprendere la professione insegnante, al fine di garantire un futuro educativo di qualità per le generazioni future.
In tutti i Paesi dell’Ocse, tranne sei, gli stipendi tabellari dei docenti della scuola secondaria inferiore sono aumentati di meno dell’1% all’anno in termini reali dal 2015. In Italia il salario reale dei docenti è diminuito dell’1,3%.
Tra i vari dati rivelati dall’analisi, uno dei più evidenti riguarda la percentuale di giovani adulti senza diploma. Il 14% dei giovani adulti nei paesi Ocse non ha un diploma, ma in Italia questa percentuale è più elevata, arrivando al 22%. Questo dato sottolinea la divaricazione all’interno del Paese, confermando che l’Italia rimane divisa in due realtà diverse.
Inoltre, un altro dato di rilievo evidenziato dal rapporto è la spesa per l’istruzione in Italia, che si attesta al 4,2% del Pil, inferiore alla media Ocse del 5,1%. Questo sottolinea la necessità di investimenti maggiori nell’istruzione per garantire un sistema scolastico di alta qualità in tutto il Paese.
Il rapporto ha affrontato anche la questione dell’istruzione tecnico-professionale. In Italia, il 40% dei giovani tra i 15 e i 19 anni è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale, mentre nella zona Ocse questa percentuale si attesta al 23%. Nonostante la diffusione di questi percorsi, gli studenti italiani ottengono risultati inferiori rispetto alla media Ocse. Inoltre, i tassi di occupazione dei diplomati dai programmi tecnico-professionali uno o due anni dopo aver conseguito il titolo sono i più bassi nell’intera Ocse, con una percentuale del 55%. Questi dati evidenziano la necessità di riforme e miglioramenti nell’istruzione tecnico-professionale in Italia.
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