Lungo il corso del fiume Helmand, che scorre nel cuore dell’Iran, sorge un antichissimo sito archeologico, noto come la “Città Bruciata“, o “Shahr-i Sokhta”. Risalente all’Età del Bronzo, questo leggendario insediamento urbano, conosciuto anche come la “Pompei d’Oriente“, custodisce reperti archeologici unici al mondo, in grado di spalancare una finestra inedita sul passato. Qui, una squadra di archeologi iraniani, serbi e italiani ha di recente rivenuto quelle che sono considerate le prime figurine della storia.
“Le figurine includono vari disegni di animali, in particolare mucche, e statue umane, che hanno la forma di donne sedute e uomini in piedi“, ha detto la scorsa settimana l’archeologo iraniano Hossein Moradi ai media iraniani. Gli archeologi non sono sicuri di quale possa essere il loro significato. Ma il ritrovamento di altri reperti potrebbe svelare presto la funzione di questi antichissimi manufatti simili a odierne figurine da collezione. Infatti, sebbene gli archeologi stiano lavorando incessantemente, ci sono ancora molte cose che non sanno. Solo il 4% della Città Bruciata è stato scavato, anche dopo anni di lavoro.
Il sito archeologico iraniano noto come la Città Bruciata, abbandonato per ragioni sconosciute nel 2350 a.C., è stato a lungo un tesoro di reperti archeologici unici. Una delle prime città più grandi del mondo e ora Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, la Città Bruciata è nota per aver ospitato commercianti dalla Mesopotamia e dalla Valle dell’Indo. In virtù delle sue dimensioni e interconnessioni, la Città Bruciata ha portato a numerosi reperti interessanti. Tra questi figura anche un vaso dipinto con varie immagini di uno stambecco in movimento. Alcuni lo hanno definito il primo film d’animazione della storia. Qui sono stati trovati anche i più antichi set di backgammon e dadi conosciuti.
Un’altra interessante scoperta risale al 2006, quando l’archeologo iraniano Mansour Sajjadi ha portato alla luce quella che è considerata la più antica protesi oculare finora nota. Si tratta di un oggetto di forma emisferica di 2,9 cm di diametro e 1,5 cm di altezza, realizzato in materiale leggero. La superficie dell’occhio artificiale, decorata con incisioni, è ricoperta da una sottile lamina d’oro. Il manufatto presenta inoltre due fori che servivano al passaggio della cordicella che doveva tenere l’oggetto fissato alla testa della proprietaria. Il manufatto è stato rinvenuto in una tomba datata al 2900 a.C. ancora sull’occhio della proprietaria.
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