Banditi tutti i libri della scrittrice irlandese Sally Rooney dalle principali librerie di Israele. Due delle maggiori catene librarie del paese, Steimatzki e Tzomet Sfarim, hanno infatti ordinato di ritirare immediatamente tutti i romanzi della scrittrice irlandese dagli scaffali. La scelta radicale giunge dopo che la scrittrice Book Prize 2018 ha accusato Israele di attuare “un regime di apartheid‘” verso i palestinesi, dichiarandosi a favore del boicottaggio dello Stato ebraico.
È solo questione di ore prima che le copie dei romanzi di Sally Rooney spariscano, forse per sempre, dagli scaffali delle librerie in Israele. Le due principali potenze librarie del paese hanno infatti ordinato di rimuovere immediatamente tutti i libri di Rooney dai rispettivi siti internet e dagli scaffali. Sono migliaia infatti gli israeliani che, nel corso dell’ultimo mese, hanno sottoscritto un appello per boicottare i libri della scrittrice irlandese.
Ma qual è la ragione di tanto accanimento verso Sally Rooney? Tutto ha avuto inizio circa tre settimane fa, quando la scrittrice ha negato alla casa editrice Modan di tradurre il suo ultimo romanzo in ebraico. Il gesto di protesta di Rooney fa parte del movimento di boicottaggio contro Israele a sostegno della comunità palestinese. I due precedenti romanzi di Rooney, “Parlarne tra amici” e “Persone normali” erano stati tradotti in ebraico dalla stessa casa editrice, una delle più prestigiose del paese. Ma così non è stato per l’ultimo romanzo, “Beautiful World, Where Are You”, la cui traduzione in ebraico è stata per il momento vietata dalla stessa scrittrice.
“Capisco che non tutti saranno d’accordo con la mia decisione“, aveva spiegato Rooney in un comunicato. “Ma sento che non sarebbe giusto per me nelle circostanze attuali accettare un nuovo contratto con una società israeliana, che non prende pubblicamente le distanze dall’apartheid nei confronti dei palestinesi“. Ma, qualora dovesse palesarsi un editore in linea con il boicottaggio del movimento BDS, la scrittrice sarà “lieta e orgogliosa” di far tradurre il suo romanzo in lingua ebraica. Le dichiarazioni della scrittrice hanno scatenato il putiferio sul web, tra lodi e condanne, aprendo un interessante dibattito sul valore del boicottaggio culturale.
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