Premio Strega: la carica dei piccoli editori, Mondadori non vince più

L’edizione del 2021 del Premio Strega, vinto da Emanuele Trevi con Due vite, per Neri Pozza, evidenzia sicuramente una serie di aspetti interessanti nella storia del riconoscimento più noto della letteratura italiana. 

Per prima cosa ha vinto una casa editrice indipendente. Fino a pochi anni fa era impossibile. A questo fatto è collegata la debacle del colosso editoriale Mondadori: nemmeno un autore nella “cinquina” dei finalisti.

Il Premio, ricordiamo, è assegnato ogni anno dal 1947 all’autore o all’autrice di un libro pubblicato in Italia. Il premio è stato istituito dalla scrittrice Maria Bellonci con Guido Alberti, produttore del Liquore Strega, dal quale il prestigioso premio prende il suo nome. È gestito dalla Fondazione Bellonci, con sede a Roma.

La sconfitta della Mondadori al Premio Strega

Per anni la Mondadori è stata il dominus indiscusso del Premio Strega. Era la casa editrice dei Berlusconi ad aggiudicarsi il premio. E quando non accadeva, era ugualmente una vittoria per il gruppo editoriale, visto che all’interno di Mondadori ci sono anche le case editrici Einaudi (dal 1994) e Rizzoli (dal 2015).

Quest’anno è stata la grande sconfitta. Teresa Ciabatti, autrice di Sembrava bellezza, selezionata nella dozzina dei finalisti, non è riuscita neppure ad entrare nella cinquina. Dal 2000 a oggi la Mondadori ha vinto ben nove volte. Tutte però concentrate nella prima decade del nuovo millennio. L’ultima, infatti, è stata con Alessandro Piperno nel 2012.

Non è un caso: il sistema di votazione

Lo Strega è assegnato da una commissione letteraria formata da quattrocento scrittori e scrittrici, gli “Amici della domenica”. Questo sistema è stato accusato di assicurare una sorta di “pacchetto” di voti alle case editrici più grandi. Al di là delle polemiche, che non mancano quasi mai, a vincere è stata sempre la Mondadori o le sue appendici Rizzoli ed Einaudi.

E questo fin dall’istituzione del Premio Strega, con rarissime eccezioni legate a Feltrinelli e Bompiani. Che non si tratti solo di una maldicenza lo dimostrano i cambiamenti del regolamento degli ultimi anni.

Per prima cosa è stata inserita la clausola di salvaguardia, che prevede in finale la presenza obbligatoria di un piccolo editore a costo di inserire un sesto libro. Inoltre la platea degli “amici” è stata parzialmente estesa a soggetti meno legati alle dinamiche editoriali.

Il minore “appeal “della Mondadori

L’ingresso dei piccoli e medi editori e delle case editrici indipendenti sta dando i suoi frutti. Nella cinquina sono entrate case editrici come la minimum fax. E negli ultimi due anni a vincere sono stati proprio editori indipendenti: Neri Pozza e La Nave di Teseo. 

In particolare La Nave di Teseo, casa editrice fondata e diretta da Elisabetta Sgarbi (con altri tra cui, prima della scomparsa, Umberto Eco), nelle ultime edizioni del Premio Strega non ha sbagliato un colpo. Nel 2020 tra i finalisti è entrato anche un esordiente, Jonathan Bazzi, con Febbre per Fandango.

Il fatto, probabilmente, è che le case editrici indipendenti sebbene abbiano meno potere commerciale hanno una maggior capacità di attrarre autori famosi. Mentre la Mondadori, alla ricerca del grande pubblico da anni non riesce a produrre “casi letterari”. La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano è del 2008, Gomorra di Roberto Saviano del 2006.

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