Nella suggestiva cornice dell‘Arsenale di Venezia si è tenuta ieri sera la cerimonia di assegnazione del Premio Campiello. Vincitrice di questa edizione è Giulia Caminito, classe 1988, con “L’acqua del lago non è mai dolce“, edito da Bompiani. La scrittrice romana, candidata anche al Premio Strega 2021, ha ottenuto 99 voti su 270 votanti. All’annuncio la scrittrice è scoppiata in lacrime: “Non mi aspettavo assolutamente nulla, certo non pensavo di vincere“. Poi la dedica alle donne, “perché possano sempre avere la possibilità di leggere e scrivere ovunque“, prosegue Giulia Caminito, mentre il pensiero di tutti vola alle donne afghane e ai loro diritti in pericolo.
Giunto alla sua 59esima edizione, il Premio Campiello è uno dei premi letterari più prestigiosi in Italia, insieme al Premio Strega. La sua fondazione risale al 1962, quando il premio fu istituito per volere degli Industriali del Veneto, che volevano ritagliarsi uno spazio importante nel mondo culturale italiano. Il meccanismo per decretare il vincitore non è cambiato: vi sono due giurie, una tecnica e una popolare. La prima nomina i cinque finalisti, la seconda è composta da 300 lettori, che cambiano di anno in anno, ed è chiamata a eleggere il vincitore.
Il Premio prende il nome da una famosa commedia di Goldoni, “Il campiello“, e richiama la Venezia settecentesca della calli e dei campielli, luogo di incontro e scambio culturale dei suoi abitanti. Il simbolo del premio? Una riproduzione in argento del pozzo veneziano ancora presente in molti campielli, “la vera da pozzo”, fondamentale per la città in quanto unica fonte di approvvigionamento di acqua potabile.
La prima edizione si svolse nel 1963 sull’isola di San Giorgio, dove il premio fu assegnato a nientemeno che Primo Levi per il romanzo autobiografico “La Tregua“, che racconta il viaggio di ritorno del deportato dal campo di concentramento di Auschwitz. Negli anni successivi, a ospitare la cerimonia di premiazione si candidarono i luoghi più rappresentativi della Serenissima, come La Fenice e Palazzo Ducale. Qui si sono avvicendati negli anni i nomi più importanti della cultura italiana.
Tra questi, Giorgio Bassani, vincitore nel 1969; Mario Tobino, nel 1972; Mario Rigoni Stern nel 1979; nuovamente Primo Levi nel 1982. Nel 1971 è la volta della prima scrittrice vincitrice, Gianna Manzini, autrice di “Ritratto in piedi”. Dal 1988 i nomi femminili compaiono più di frequente, con Rosetta Loy nel 1988 e Dacia Maraini nel 1990 con “La lunga vita di Marianna Ucrìa”. E ancora Antonio Tabucchi nel 1994, Sandro Veronesi nel 2000, Margaret Mazzantini nel 2009, Michela Murgia nel 2010, fino a giungere a Giulia Caminito, la nuova vincitrice del Premio Campiello 2021.
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