Lo scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, è attualmente indagato in Turchia con l’accusa di vilipendio nei confronti del Paese e del fondatore della Repubblica, Mustafa Kemal Ataturk. Sotto la lente della procura di Smirne sono finite alcune parole contenute nel libro “Le notti della peste”. Secondo l’accusa, lo scrittore avrebbe fomentato odio interetnico e sentimenti d’inimicizia per aver parlato del genocidio degli armeni. La legge turca vieta infatti di definire tali episodi “genocidio”, come stabilito dall’art. 301 del codice penale, per cui il vilipendio può essere punito con una condanna fino a 5 anni di carcere.
Pamuk accusato di vilipendio? Non è la prima volta
Ma non è la prima volta in cui il famoso romanziere è costretto a fare i conti con la giustizia turca. Le prime accuse risalgono al 2005, quando Pamuk rilascia alcune dichiarazioni a una rivista svizzera riguardanti il massacro da parte dei turchi di un milione di armeni tra il 1915 e il 1926 e trentamila curdi in Anatolia durante la prima Prima guerra mondiale. Il processo, iniziato il 16 dicembre 2005, viene successivamente sospeso, in attesa dell’approvazione del ministro della giustizia turco. Nonostante il grande successo riscosso in patria e all’estero, parte dell’opinione pubblica turca si schiera contro Pamuk. Un sottoprefetto di Isparta ordina persino la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e biblioteche. Mentre una TV locale propone un servizio per ritrovare una studentessa che aveva ammesso di possederne uno.
Lo scrittore sotto processo ormai da decenni: perché
L’anno successivo, le accuse vengono ritirate con la motivazione che il fatto non costituisce un reato per il nuovo codice penale. Quando cadono le accuse contro Pamuk, l’Accademia di Svezia decide di insignirlo del Premio Nobel per la letteratura, diventando il primo turco a ricevere il riconoscimento. È il 12 ottobre 2006. La motivazione dell’Accademia di Svezia è la seguente: “nel ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture“. A pochi mesi dall’assegnazione e in seguito a diverse minacce di morte, Pamuk parte alla volta degli Usa. Passano pochi anni, quando l’avvocato ultranazionalista Kemal Kerinçsiz, che aveva originariamente sporto denuncia contro Pamuk, si rivolge nuovamente alla Corte Suprema d’Appello. Il caso viene riaperto. Dichiarato colpevole il 27 marzo 2011, Pamuk deve pagare 6.000 lire di risarcimento totale a cinque persone per, tra le altre, aver insultato il loro onore.