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Un omaggio a Gianmaria Testa per riprendere un tema sempre scottante. Neri Marcorè è stato protagonista, all’Istituto italiano di Cultura a Bruxelles, dello spettacolo ‘Di mare e di vento – Viaggio nella musica di Gianmaria Testa’ dedicato all’artista scomparso, nel 2016, a soli 57 anni dopo aver lottato contro il cancro.
Tema principale quello delle migrazioni, carissimo allo stesso Testa. Marcorè ha così preso come ispirazione l’album del musicista piemontese, ‘Da questa parte del mare’ per parlare, ormai da due anni e mezzo a questa parte, cioè da quando è nata l’idea dello spettacolo, di un argomento sempre scottante.
“Lo spettacolo nasce un po’ su richiesta – racconta Marcorè ai nostri microfoni, a margine della serata a Bruxelles -. Due anni e mezzo fa una mia amica artista che lavora a Parigi, in occasione dell’uscita dell’edizione francese di ‘Da questa parte del mare’, mi aveva chiesto di fare uno spettacolo in cui leggere brani dell’opera assieme a canzoni di Gianmaria“.
“In questa occasione mi sembrava adeguato riportare sul palco Gianmaria – aggiunge –, perché è diventato famoso prima all’estero, nei Paesi francofoni e in Germania, che in Italia. Ho quindi pensato che potesse essere quella una delle ragioni. L’altro motivo è legato al messaggio che ha lasciato, sia sotto forma musicale sia sotto forma letteraria, riguardo alle migrazioni”.
“Gianmaria ci ha insegnato che l’uomo naturalmente si sposta – spiega ancora l’artista marchigiano –, alla ricerca di un destino migliore di quello che si lascia alle spalle. Il tema ha dominato le discussioni degli ultimi anni. Quando ne iniziò a parlare, nel 2006, non era così sentito. Per questo motivo direi che è anche stato un precursore”.
Continuando a esplorare i temi dello spettacolo, Marcorè afferma: “Chi pensa di avere un merito nell’essere nato in un Paese civile sbaglia, perché è solo fortuna. Così come è sfortuna, e non demerito, nascere in un Paese in cui ci sono fame, guerra e carestia“.
“È normale che ci si sposti alla ricerca di un futuro migliore per se stessi e per la propria famiglia – ribadisce -. Non ci saranno mai muri abbastanza alti da fermare la voglia di migliorare la propria esistenza. In certi casi si è addirittura disposti a morire pur di non continuare a stare in un posto, quindi questo bisogno è più forte di qualsiasi muro e di qualsiasi barriera che potranno mai mettere le nazioni”.
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